martedì 29 aprile 2014

"La mafia è una minaccia peggiore del terrorismo"


Saviano al 'New York Times': "La mafia è una minaccia peggiore del terrorismo"



Lo scrittore e la battaglia contro il crimine organizzato: "Ho cercato di dimostrare che i capitali mafiosi stanno cambiando le democrazie dall'interno. Spero i giornali americani inizino ad affrontare problema. E che si crei un confronto anche qui"

NEW YORK - Stati Uniti, colpiti al cuore dal terrorismo. Ma il pericolo non è solo quello. La mafia può essere una minaccia peggiore, lo è. A dirlo in un'intervista alla testata americana è Roberto Saviano. "Ho risposto a domande per il 'New York Times' sul rischio mafie in Europa. Ho risposto cercando di dimostrare che i capitali mafiosi stanno cambiando le democrazie dall'interno. Spero i giornali americani inizino ad affrontare problema". 

Il Nyt lo presenta in due righe: "Roberto Saviano è un giornalista e autore di 'Gomorra' e 'Zero Zero Zero'. Vive sotto protezione dal 2006, da quando ha ricevuto le prime minacce di morte dal crimine organizzato in Italia". Le organizzazioni mafiose si insinuano e riescono a modificare le democrazie attaccandole da dentro, cambiandone i contorni, subdole. I guadagni illeciti, i mercati illegali riescono a prevalere perché intaccano la concorrenza offrendo prezzi più convenienti. La mafia arriva a finanziare banche, gestisce l'edilizia così come il settore dei trasporti. Tentacoli. Qui, in Italia, come negli Stati Uniti dove il libero mercato ha per definizione elasticità e aperture dove è più facile insinuarsi.

Saviano spiega, punta a un effetto domino, se i paesi attuassero politiche di protezione congiunte sarebbero più al sicuro. Oltre il cliché, la mafia non è solo traffico di droga, armi, racket, estorsioni. Sotto la superfice più conosciuta, ce n'è una in giacca e cravatta, capace di trasformare l'illecito in legale. E nell'era digitale, tra conti online e cyberfinanza, è diventata ancora più difficile da rintracciare.
 

 La nuova Gomorra

Oggi la mafia si nasconde meglio di prima, è integrata. Lo scrittore fa esempi. Nel 2009 Antonio Maria Costa, il direttore esecutivo del dipartimento anti droga e contro il crimine delle Nazioni unite (United Nations Office on Drugs and Crime), ha spiegato bene l'importanza che ha avuto il denaro del crimine organizzato durante la crisi del 2008. Erano i soldi del traffico di droga il solo capitale liquido e disponibile per evitare il fallimento che  alcune banche avevano a disposizione. Tra il  2007 e 2009, tra banche statunitensi ed europee, circa tremila miliardi dollari erano andati in fumo, persi in investimennti senza uscita. Non c'era più liquidità. I soli soldi su cui il sistema bancario poteva mettere le mani per salvarsi era quello della mafia. Arrivava dal traffico di droga per lo più. Ma era una via di uscita, così il denaro sporco fu usato, integrato, e ripulito dal sistema stesso.
 

Inutile tagliare solo qualche tentacolo. I paesi europei non hanno protezioni adeguate. Secondo Saviano oggi non servono più i paradisi fiscali che un tempo erano pochi e conosciuti. Ora l'Europa è piena di falle. Londra è la città perfetta per il riciclaggio, la Germania ha politiche finanziarie che permettono segretezza e discrezione, più del Bahrain, delle Bermuda e di Panama. Inoltre la mafia sa aspettare, sa offrire i propri servizi, s'infila dove lo Stato è distratto. La formula vincente della mafia secondo lo scrittore è "estrema capacità di adattamento all'evoluzione economica combinata a un minimo interesse nei confronti dell'evoluzione culturale".
 

Il punto su cui Saviano spinge è uno. L'errore oggi è non considerare la lunghezza dei tentacoli. "Non esiste una mafia europea, o in Europa. La mafia è una corporazione multinazionale", va considerata nell'era della globalizzazione come un mutante in grado di muoversi, connettersi, mimetizzarsi. Difficile reprimerla ma, nello stesso tempo, denuncia Saviano, è inconcepibile che l'impatto del crimine organizzato sui mercati legali e sulla  democrazia non sia la prima preoccupazione dei leader mondiali. Perché dovrebbe. Così come dovrebbero esserci leggi contro il riciclaggio e sulla legalizzazione delle droghe. Ma regole globali,
 in grado di essere catene potenti e senza falle.

La denuncia parte dagli Stati Uniti, ma per dire, la minaccia non viene solo dal terrorismo senza contare che terrorismo e mafia spesso si muovono in sinergia. Finanziamenti, armi, il male tesse una tela resistente. E l'altra faccia della rete è in grado di essere buia. Saviano ha parlato a New York, lo ha fatto come fa sempre anche qui, perché è la stessa cosa, la stessa voce per un'identica battaglia.


mercoledì 23 aprile 2014

UN MINUTO DI VERGOGNA! - Tragicommedia in diretta del Popolo siciliano che è sgovernato da gente che non ha nemmeno vergogna (Also sprache Zaratustra)

UN MINUTO DI VERGOGNA!

Presidente Ardizzone
Presidente Crocetta
Onorevoli colleghi
quello a cui stiamo assistendo, oggi, è il funerale del futuro della Sicilia e dei Siciliani e lei presidente Crocetta dirige la banda musicale che suona l'accompagnamento funebre.
Cosa ci dirà oggi in questa passerella inutile e squallida sul palcoscenico di questo Parlamento?
Come ingannerà per l'ennesima volta l'opinione pubblica, facendole credere che esista una parvenza di stabilità. Che "Va Tutto Bene".
Avrei cinque minuti, ma forse sono anche troppi, perché già troppe sono le volte in cui ci siamo alzati, in quest'aula, per chiedervi la stessa cosa, la stessa identica cosa. Staccare la spina a un governo che si trascina stancamente da mesi senza concludere nulla, potete fare tutte le plastiche facciali che volete, nominare nuovi assessori, cambiare di posto ai dirigenti, rimescolare, shakerare, rimpastare, ma la sostanza non cambia, proprio non cambia. Dire addio a un Governo che, pur di non tirare le cuoia, preferisce far morire d'inedia una regione intera.
Cosa ci racconterà oggi, Presidente?
Cosa ci dirà su questo mutuo da 1 miliardo che volete contrarre sulle spalle dei cittadini e delle imprese?
Ce lo racconterà che per pagare le rate di questo mutuo avete previsto il congelamento delle addizionali IRPEF e IRAP al massimo consentito per i prossimi 30 anni?
Ce lo racconterà che per i prossimi 30 anni i lavoratori dipendenti saranno vessati da questa misura che colpisce le loro buste paga?
Ce lo racconterà che per i prossimi 30 anni le imprese siciliane pagheranno le tasse sul lavoro dipendente più alte d'Italia? Anche Confindustria e Confcommercio hanno bocciato questa misura, non saremo più credibili, non saremo più appetibili, chi verrà ad investire nella nostra terra per creare lavoro se li accogliamo con questa folle misura?
Cosa ci racconterà oggi sulla sua inesistente maggioranza, con le forze che la sostengono che stanno contemporaneamente in maggioranza e in opposizione?
Cosa ci racconterà sul cammino che riguarda il rilancio della nostra terra, sullo sviluppo economico per il quale chiediamo da mesi interventi seri e mirati ma nulla, cosa ci racconterà? Sarà l'ennesima passerella per snocciolare la sua agenda elettorale?
Il nostro è infatti il paese delle agende dei sogni che non si realizzano mai, mentre le agende vere, quelle rosse, spariscono misteriosamente... lasciando dietro di loro enigmi e incubi senza fine. Presidente perché non chiede il Bomb Jammer per Nino Di Matteo invece di perdere tempo con le sciocchezze di ogni giorno?
Perché non lancia un segnale forte per Nino Di Matteo invece di ripetere la solita cantilena dell'antipolitica.
Fermiamoci un attimo e riflettiamo: chi è che è andato a Roma dai premier di turno a farsi i nomi degli assessori al bilancio della nostra regione?
VOI!
Chi è che afferma di voler ridurre i costi della politica e poi intasca i lauti stipendi e i rimborsi elettorali per le elezioni regionali e nazionali?
VOI!
Chi è che, invece, rispetta il risultato del referendum e non percepisce i 42 milioni di euro di rimborsi nazionali ed il milione e 170 mila euro di rimborsi regionali in Sicilia?
NOI!
Chi è che ha messo da parte oltre 1 milione di euro per fare un fondo per PMI siciliane per aiutarle in un momento di crisi come questo?
NOI!
Chi blocca il fondo e non lo fa partire?
VOI!
Presidente ci siamo stancati e glielo dico oggi, nell'aula di questo parlamento, il fondo parte lo stesso, senza di VOI, senza la regione, e sarà l'ennesimo schiaffo in pieno volto alla sua totale inefficienza di risolvere i reali problemi dei cittadini.
VOI siete la vera antipolitica!
VOI siete l'antidiritto.
VOI siete l'anticostituzione!
Questo pseudo-Governo è nato grazie al sostegno dell'armata Brancaleone reclutata qua e là, in giro per quest'aula, alla meno peggio, messa insieme con le lusinghe, a seconda delle necessità e delle convenienze.
"L'azionista" di maggioranza è sempre il PD, che oggi sta un pò in maggioranza e un pò in opposizione, un partito davvero poliedrico, insieme ai soci dell'UDC anche loro con le idee un pò confuse in fatto di maggioranza e opposizione, ma soprattutto con il grande apporto neanche tanto celato di gruppi di centro destra che si spostano al momento giusto, sono come quelle signorine che aspettano di poter fare un giro di valzer con lo scapolone di turno.
E poi una moltitudine di gruppetti politici, lì alla mercè del presidente, sempre pronti a sostenerlo e nati in laboratorio da alcune menti occulte. Più che un gruppi parlamentari sembrano caselli autostradali, ogni tanto passa una comitiva di 4 deputati in arrivo dai partiti, poi ne riparte un'altra in direzione diversa, e ne arriva infine una terza fresca di giornata figlia delle ultime fuoriuscite, tutto pur di salvare a qualsiasi costo questo importantissimo sodalizio dalla dubbia identità. Che magnifico esempio di coerenza!
Mi creda presidente Crocetta, se non fosse così dolorosa la situazione che stiamo vivendo, proverei quasi pena per lei. Sono passati poco più di 15 mesi dalla sua elezione ma la Sicilia è nello stesso fosso in cui l'aveva trovata, anzi stiamo peggio.
Mi chiedo se l'assuefazione da programmi tv, che sembra aver narcotizzato una larga fetta del popolo italiano, non sia da lei riproposta in questo Parlamento, pur di distrarci tutti trascinandoci in un grande reality show, in cui nulla di ciò che appare corrisponde alla realtà.
Aveva chiesto la Fiducia, che non esiste nel nostro parlamento, ma ammettiamola come cosa esistente, che cos'è, ormai, la fiducia? La parola fiducia, in italiano, vuol dire "sentimento di attesa ottimistica verso qualcosa o qualcuno", fondato su "segni o argomenti certi o molto probabili"... Sul "sentimento di attesa", nulla da eccepire. La nostra regione è eternamente in attesa delle riforme strutturali promesse da questo governo.
Quanto all'ottimismo, lasciamo parlare i fatti concreti e non le chiacchiere. Sotto il profilo economico, i dati oggettivi del lavoro prodotto da questo governo non sono solo negativi: sono sconcertanti.
La contrazione nella spesa delle famiglie, disegnato nello scenario che emerge dalle rilevazioni dell’O.N.F. (Osservatorio Nazionale Federconsumatori) relativamente ai consumi indicano che dopo la caduta del -4,7% nel 2012 e quella del -3,4% nel 2013, nel 2014 si prospetta un’ulteriore frenata del -1,1%. Nell'ultimo triennio, così, la contrazione dei consumi delle famiglie toccherà quota -9,2%.
Secondo l'analisi diffusa sull'economia siciliana del novembre 2013 da Bankitalia, la flessione dei livelli occupazionali ha coinvolto tutti i settori produttivi; è proseguita la contrazione per gli addetti nell'edilizia e nell'industria (rispettivamente -8,7 e -5,8 per cento) e si è accentuata quella per gli occupati nel terziario (-2,8 per cento).
Come nello scorso anno, l’occupazione si è ridotta in modo marcato tra i giovani dai 15 ai 34 anni (-46 mila unità rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente) e tra le persone in possesso al più della licenza media inferiore.
In conseguenza di tali dinamiche il tasso di occupazione per la popolazione tra 15 e 64 anni è sceso di 1,7 punti percentuali, al 39,8 per cento, e si è ampliato il differenziale negativo con la media italiana (-15,8 punti percentuali).
Nel primo semestre il numero delle persone in cerca di occupazione è aumentato di oltre 20 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2012 (6,0 per cento); tale andamento è riconducibile esclusivamente alle persone con precedente esperienza lavorativa (in aumento dell'11,3 per cento), che rappresentano i due terzi delle persone alla ricerca di un impiego.
Il tasso di disoccupazione è così salito al 21,1 per cento, 1,7 punti percentuali rispetto al primo semestre del 2012, abbondantemente al di sopra sia della media nazionale (12,4%) che della media del Mezzogiorno (19,9%). In regione il tasso di disoccupazione è aumentato soprattutto per le donne (al 23,1 per cento) e per gli appartenenti alla classe di età tra i 15 e i 34 anni (al 38,0 per cento). Il tasso di partecipazione alla forza lavoro si è ridotto di un punto percentuale, al 50,7 per cento.
Le imprese siciliane sono ricorse alla Cassa integrazione guadagni (CIG) in misura minore rispetto allo stesso periodo del 2012 (-11,6 per cento); il numero di ore autorizzate è, comunque, su livelli elevati rispetto all’inizio della crisi. Alla contrazione ha contribuito prevalentemente la componente straordinaria (-24,5 per cento), per la forte diminuzione delle ore destinate ai settori della meccanica e della chimica e petrolchimica. Tra i settori con la maggiore quota di ore concesse, gli interventi sono aumentati nei trasporti e comunicazioni e nel commercio.
Relativamente ai dati concernenti il prodotto interno lordo (PIL) secondo il rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno), a livello regionale la Sicilia è ultima, l'area che nel 2012 ha segnato la flessione più contenuta del Paese è stata il Centro (-1,9%), seguita da Nord-Ovest (-2,1%) e dal Nord-Est (-2,4%). Più in particolare, si legge nel rapporto 2013, "pur essendo le regioni italiane tutte negative, la forbice oscilla tra il risultato della Sicilia (-4,3%) e quello del Lazio e Lombardia (-1,7%)".
Lei parla ancora di Fiducia??
Noi vi chiediamo solamente un minuto... ma che sia un minuto di VERGOGNA.
Si vergogni, Presidente Crocetta, lei ha annunciato in quest'Aula una sterminata serie di intenzioni e di obiettivi... e sono tutti, finora, inesorabilmente, drammaticamente FALLITI!
Si! Un minuto di vergogna.
Affacciatevi alla finestra, e vedrete una regione distrutta che ancora vi illudete di governare, nel quale tutte le categorie sociali si stanno radunando sotto la bandiera italiana e siciliana per chiedere un cambiamento totale di una classe dirigente che ha fallito.
Quanta disperazione deve ancora salire dalla voce degli agricoltori, degli operai, dei trasportatori, degli artigiani, dei piccoli imprenditori, delle comunità martoriate? Quanta prima che vi rendiate conto che non basta un personaggio mediatico a coprire il puzzo di corruzione, di immobilismo e di parassitismo degli ultimi decenni? O forse volete proprio che la sofferenza del popolo si trasformi in rabbia... per travestire le vittime da carnefici, e i veri carnefici da vittime.
NON ABBIAMO PIU' TEMPO... perché NON C'E' PIU' TEMPO!!!
Presidente, il tempo che concediamo a lei e al suo Governo è solo un minuto...un minuto di vergogna!
[discorso liberamente ispirato dall'intervento in Senato di Paola Taverna]


martedì 22 aprile 2014

Bellezza, sensualità ed erotismo nella società contemporanea: le donne di Helmut Newton ( etica della Bellezza argomento 2014)



di Gabriella Valente

Nella contemporanea società dei consumi, si libera e si affranca quello che per secoli era stato considerato il simbolo del peccato: il corpo della donna. In tutta la sua emancipazione, esso domina incontrastato nella pubblicità, nella moda, nella cultura di massa al punto da assumere un carattere quasi mitico. La bellezza e la cura del proprio corpo divengono così per la donna un imperativo etico.

Questa sacralizzazione del corpo fonda l’ imperativo della bellezza, che coincide con quello della moda. Il corpo diviene un oggetto funzionale al capitale, che riassume l’idea del desiderio e del godimento. La figura della donna, repressa nel corso dei secoli in quando simbolo diretto del sesso, si emancipa per mezzo del sesso stesso.

L’imperativo della bellezza comporta, dunque, uno sfruttamento erotico del corpo in quanto oggetto funzionale allo scambio sociale. Il corpo femminile tramite l’erotizzazione si sublima, divenendo un oggetto del desiderio al di là del tempo e dello spazio. La donna diviene un oggetto feticcio, insieme agli accessori di moda che l’accompagnano nel suo processo di erotizzazione.

Uno dei fotografi più importanti che ha fatto della figura della donna in quanto eros l’oggetto della sua ricerca visiva, è Helmut Newton.

Nato a Berlino nel 1920, il fotografo diviene a partire dagli anni ’60 un collaboratore di molte riviste di moda quali Vogue, Playboy, Elle.

Protagoniste assolute delle sue foto, le donne. Le sue tematiche ricorrenti:  bellezza, sensualità, moda, erotismo, eccentricità.

Le donne di Newton sono immerse in un’atmosfera trasognata e completamente idealizzata, dove il potere della loro sensualità domina su ogni cosa. Emancipate e consapevoli della loro carica erotica,  tutt’altro che romantiche, queste donne lasciano che lo spettatore le spii e si immerga in quel mondo idealizzato in cui è il loro fascino a dettar le regole del gioco.

Amuleti indispensabili per la costruzione del nudo femminile sono oggetti di moda, quali le scarpe, che contribuiscono al processo di erotizzazione del soggetto femminile.

Il discorso degli oggetti-feticcio (come le scarpe, appunto), viene sviluppato ulteriormente da Newton, con l’inserimento di donne-manichino che affiancano le donne vere, protagoniste da sempre nell’immaginario del fotografo; questo al fine di porre l’accento sul processo di finzione che scatta tramite la cultura del glamour e dei mass media. È proprio tramite gli oggetti-feticcio, che caratterizzano la sua immagine quali accessori erotizzanti, che la stessa donna diviene infatti essa stessa un oggetto-feticcio.

La sacralizzazione del corpo messa in atto dalla società capitalistica intrappola, così, la figura femminile nella sua stessa immagine emancipata sessualmente. L’emancipazione del corpo avviene ai fini di una razionalizzazione dei consumi: l’erotismo fa vendere, i corpi fanno vendere.
La donna, fantastica, idealizzata, dominatrice ed emancipata, resta, nonostante tutto,  l’oggetto con cui si fanno gli affari migliori.

 

venerdì 18 aprile 2014

è morto Gabriel Garcia Marquez

Il respiro e l’afflato di un Continente del Sud, del grande 

Cuore e della massima Crudeltà, sta tutto nelle parole della 

sorella  ottantatreenne di Gabo:” Dobbiamo essere pronti 

alla volontà di Dio…”. 


Come una favola, come una cronaca di un fatto incontrovertibile e già rassegnato dal “Destino” si è spento sulla soglia dei novant’anni, preludio ai cento, Gabriel Garcia Marquez, a Città del Messico, la sua seconda patria; è volato nella macchina dei desideri verso un sorriso che vola sul Mondo. 
  
Gabo, ciao, ciao a te che insieme agli altri Giganti 

dell’America Latina hai costruito un immagine e una 

Letteratura grande e suggestiva che ha dato corpo all’anima 

latina del Continente SUD.


Ugo Arioti

lunedì 14 aprile 2014

Cicerone e Seneca: di fronte all’umano ( argomento 2014 )


Mentre le grandi scoperte ontologiche e i complessi sistemi filosofici hanno continuato a rimanere appannaggio dei Greci, due grandi scrittori Romani si sono confrontati con queste speculazioni, chiamandole a dare ragione di se stesse dinanzi all’esigente tribunale del pensiero umanistico latino. Cicerone e Seneca hanno fatto della filosofia un punto di confronto appassionato per la loro vita e per l’intero mondo latino, aderendo a dottrine diverse quali l’ecclettismo per il primo e lo stoicismo per il secondo.
Cicerone non è classificato come ‘filosofo’, in quanto non elabora un proprio sistema filosofico e non si addentra in costruzioni metafisiche complete; tuttavia giunge ad osservazioni antropologiche rilevanti, che mettono le idee filosofiche in relazione con le evidenze decisive dell’esperienza umana. Così in lui troviamo affermazioni importanti sulla natura grandiosa e misteriosa del soggetto umano: La ragione umana non è forse penetrata fino al cielo? Unici tra gli esseri viventi, conosciamo il sorgere, il tramontare e le orbite delle stelle, il genere umano ha definito il giorno, il mese, l’anno, ha conosciuto le eclissi di sole e di luna e ha previsto per il futuro il loro verificarsi, la loro intensità e il momento in cui si verificheranno. Dalla contemplazione di questi fenomeni la mente perviene alla conoscenza degli dei, dalla quale nasce la devozione a cui sono congiunte la giustizia e le altre virtù; da queste deriva una vita felice analoga e simile a quella degli dei, in niente altro inferiore agli esseri celesti che nell’immortalità, che non ha nulla a che vedere con la felicità della vita.
[…] Socrate, in Senofonte, chiede da dove abbiamo preso la mente, se il mondo non la possiede. E io chiedo da dove abbiamo preso il linguaggio, i numeri, il canto; a meno che non pensiamo che il sole parli con la luna quando essa si avvicina, o che il mondo risuoni armoniosamente, secondo l’opinione di Pitagora.
Quando contempliamo queste ed altre innumerevoli cose, possiamo dubitare che ad esse presieda un creatore, se esse sono nate, come pensa Platone, o se sempre esistettero come pensa Aristotele, un regolatore di così grande opera e apparato? Lo stesso è dello spirito umano, benchè tu non lo veda, come non vedi Dio, tuttavia, come riconosci Dio dalle sue opere, così dalla memoria, dalla facoltà inventiva, dalla rapidità del movimento, e dalla bellezza della virtù, devi riconoscere l’essenza divina dello spirito.
Tutto questo costituisce per Cicerone un rimando a Dio, anche se il mistero dell’uomo si infittisce e si oscura quando il retore propone altre considerazioni amare sulla condizione e sulla cattiveria umana e sul rapporto con l’apparentemente incomprensibile Dio:
[…] sarebbe stato meglio che gli dei non ci avessero dato alcuna facoltà razionale del tutto, piuttosto che avercela data con effetti così disastrosi.
“Non si occupa dei singoli individui”. Non c’è da stupirsi: non si occupa neppure delle città. Non solo di queste: neanche delle nazioni e dei popoli. Ma se Dio trascurerà anche questi, che c’è di strano se ha trascurato il genere umano nella sua totalità?
Ma Epicuro ha estirpato radicalmente la religione dall’animo umano perché ha privato gli dei immortali della possibilità di soccorso e della benevolenza. Pur affermando che la natura divina è ottima e superiore, nega che in Dio vi sia benevolenza; così elimina l’attributo più caratteristico di una natura eccellente e superiore.
In tutto questo il grande retore di Arpino non vede una negazione della natura divina, ma piuttosto l’affermazione di “quanto sia oscura e quanto sia difficile spiegarla” . Egli, come si è detto, non argomenta queste considerazioni in modo sistematico e risolutivo, ma ha il grande pregio di sottoporle con forza alla riflessione di tutti. In tal modo l’indagine antropologica, oggetto di queste pagine, viene richiamata ai livelli metafisici da cui potrebbe inopportunamente essere tentata di staccarsi. E’ del resto quello che Cicerone ottiene in modo rilevante affermando l’esistenza di una legge universale, che è al tempo stesso eterna ed immutabile perché conforme alla ragione divina: è quest’ultima infatti che costituisce il diritto naturale, il quale precede qualsiasi ordinamento civile.
Vi è infatti una norma [ratio], che deriva dalla stessa natura, che spinge al ben fare e distoglie dal delitto, la quale incomincia ad essere legge non allorquando viene scritta, ma fin da quando è sorta; e sorse unitamente all’intelletto divino. Per il che la prima e verace legge efficace nel comandare e nel proibire è la stessa retta ragione del sommo Giove (De legibus II, 4, 10 [CICERONE 1972, p. 475]).
[…] la legge consiste nella norma suprema [ratio summa] inerente alla natura, la quale ordina ciò che si deve fare, e proibisce il contrario. Questa norma [ratio] medesima, quando è resa evidente ed impressa nella mente umana, è legge (De legibus, I, 6, 18-19 [CICERONE 1972, p. 429]).
Vera legge è la retta ragione, in armonia con la natura, universale, immutabile, eterna, che con i suoi ordini richiama l’uomo al dovere e con i suoi divieti lo distoglie dalla frode. Gli ordini e i divieti suoi sono ascoltati dagli uomini onesti, mentre non hanno alcun potere sui malvagi. Non è lecito ad essa sostituire altra legge, né modificarla in alcuna parte o annullarla del tutto, poiché né popolo né senato potrà dispensarci dall’osservanza di una legge che ha bisogno di un Sesto Elio per essere commentata e spiegata. Non è essa infatti diversa da Roma ad Atene o dall’oggi al domani; ma unica, eterna, immutabile e capace di tenere a freno tutte le genti di ogni tempo. Poiché uno è signore e guida di tutte le cose, il dio, colui che tale legge ha ideato, meditato, emanato; e chi né a lui né a quella obbedirà, rinnegherà se stesso e la propria natura di uomo, e dovrà subirne la pena, anche se sfuggirà a quei supplizi, che tali sono ritenuti nel giudizio degli uomini (De re pubblica III, 22, 33 [CICERONE 1994, pp. 187-189])
Tutto questo costituisce per Cicerone un rimando a Dio, anche se il mistero dell’uomo si infittisce e si oscura quando il retore propone altre considerazioni amare sulla condizione e sulla cattiveria umana e sul rapporto con l’apparentemente incomprensibile Dio:In tutto questo il grande retore di Arpino non vede una negazione della natura divina, ma piuttosto l’affermazione di “quanto sia oscura e quanto sia difficile spiegarla” . Egli, come si è detto, non argomenta queste considerazioni in modo sistematico e risolutivo, ma ha il grande pregio di sottoporle con forza alla riflessione di tutti. In tal modo l’indagine antropologica, oggetto di queste pagine, viene richiamata ai livelli metafisici da cui potrebbe inopportunamente essere tentata di staccarsi. E’ del resto quello che Cicerone ottiene in modo rilevante affermando l’esistenza di una legge universale, che è al tempo stesso eterna ed immutabile perché conforme alla ragione divina: è quest’ultima infatti che costituisce il diritto naturale, il quale precede qualsiasi ordinamento civile.[ratio]

Né solo il giusto e l’ingiusto hanno la loro differenziazione nella natura stessa, ma in generale tutto ciò ch’è onesto e tutto ciò ch’è turpe. La comune nostra capacità di comprendere, infatti, ci rende note tali cose e ha posto nella nostra anima i principi mediante i quali giudichiamo che la virtù sta nell’onesto e il vizio nel turpe. Ritenere che questo criterio di giudizio abbia le sue radici nell’opinione e non nella natura, è da folle. Neanche la virtù – per usare un nome impropriamente – del cavallo o dell’albero risiede nell’opinione, ma nella natura. […]. La virtù è la ragione nel suo stato perfetto; e questo è un fatto di ordine naturale senza alcun dubbio» (Cicerone, De legibus, I, 16, 44-45 = SVF III, 311-312 [AA.VV. 1994, vol. II, pp. 1205-1206]).
L’esito sul piano antropologico di queste affermazioni sulla legge naturale è l’attestazione nell’uomo di una capacità razionale in grado di cogliere la legge divina attraverso l’osservazione della realtà: l’uomo cioè non possiede solo la capacità di cogliere dei fenomeni fisici, ma anche quella di andare oltre ad essi per giungere sul piano dell’eterno e dell’immutabile, come nella già incontrata dottrina platonica delle idee. L’uomo si conferma dunque un ente assolutamente sui generis.
Seneca dal canto suo rafforza il riconoscimento ciceroniano della superiorità dell’uomo rispetto alla meccanicità degli altri enti con l’introduzione dei concetti di coscienza e di volontà.
La ‘coscienza’ è la consapevolezza del bene e del male; non una semplice conoscenza intellettuale, ma una intuizione originaria e ineliminabile, da cui l’uomo non può nascondersi:
Nessuno, se non coloro che hanno sempre agito secondo la propria coscienza, che mai si inganna, si rivolge volentieri al passato; chi ha desiderato molte cose con ambizione, ha sprezzato con superbia, si è imposto senza regola né freno, ha ingannato con perfidia, ha sottratto con cupidigia, ha sprecato con leggerezza, ha paura della sua memoria. (Lettere a Lucilio)
[…] le cattive azioni sono torturate dalla coscienza: il suo maggior tormento è l’essere straziata senza tregua da un’ansia continua e il non poter credere a chi promette tranquillità. È proprio questa la prova, caro Epicuro, che noi aborriamo la criminalità per disposizione naturale: tutti i delinquenti hanno paura, anche se sono al sicuro. (Lettere a Lucilio)
Perché è radicata in noi la ripugnanza per un’azione condannata dalla natura. Per questo anche chi sta nascosto non è mai sicuro di rimanerlo: la coscienza lo accusa e lo smaschera a se stesso. (Lettere a Lucilio)
Vuoi sapere che cosa sia il vero bene o da dove venga? Te lo dirò: dalla buona coscienza, dagli onesti propositi, dalle rette azioni, dal disprezzo del caso, dal tranquillo e costante tenore di vita di chi segue sempre lo stesso cammino. (Lettere a Lucilio)
Aver coscienza delle proprie colpe è il primo passo verso la salvezza. (Lettere a Lucilio)
La ‘volontà’ è l’energia con cui l’uomo può decidere di aderire al bene. All’uomo infatti non può bastare la conoscenza del bene per poterlo attuare; non è sufficiente ‘conoscere’ il bene, occorre anche ‘volerlo’:
Non sono oneste le azioni compiute contro voglia o per costrizione; tutto ciò che è onesto parte dalla volontà. (Lettere a Lucilio)
L’uomo dunque si dimostra in relazione con la realtà soprasensibile non solo per la conoscenza delle idee, ma anche per queste facoltà non-meccaniche che son o in lui, la coscienza e la volontà



sabato 12 aprile 2014

Mafia delle Banche: l'affaire MPS



Di Davide Iandiorio
Un testimone dell'inchiesta sul crac MPS ha parlato apertamente. E sono dichiarazioni al vetriolo quelle pubblicate in esclusiva da L'Espresso, certamente destinate a rifocillare di polemiche la spinosa vicenda del Monte dei Paschi di Siena che, ricordiamo, ha toccato l'apice nel febbraio 2013, quando Gianluca Baldassarri, capo della finanza MPS, è stato arrestato per associazione a delinquere e truffa, poiché arricchitosi alle spalle di una banca in piena crisi e per la quale il governo Monti fu costretto ad emettere 4,07 miliardi di obbligazioni, pur di evitarne il fallimento totale. Ora il testimone (che ha preferito rimanere anonimo) spiega il funzionamento di questa segreta associazione bancaria senza scrupoli. La "banda del 5 per cento". È così che è stato rinominato questo gruppo di persone, che è finito nelle mire dalla Procura di Siena. Un gruppo composto da una quindicina di persone che, tra il 2009 e il 2011, avrebbe messo mano su decine di miliardi di euro, muovendo oltre 100 milioni al giorno. La sala operativa si trovava in un palazzone a Milano, al cui interno "c'erano tutte le condizioni ideali per disperdere le tracce": nessuna telefonata registrata, nessun badge per entrare e uscire, possibilità di utilizzare il proprio cellulare personale. A dirlo è l'anonimo testimone, che ha fatto parte di questa "banda" e che per questo è stato già ascoltato dagli inquirenti (non risulta tuttavia indagato). A capo della "banda" c'era Gianluca Sanna, ma sopra di lui c'era proprio Baldassarri, considerato un vero "squalo della finanza", unico arrestato degli 11 indagati nello scandalo MPS. Ma Baldassarri non avrebbe agito autonomamente, bensì avrebbe risposto agli ordini dei due vertici più importanti della banca senese: il presidente Giuseppe Mussari e il direttore generale Antonio Vigni.  I 3 pm senesi, Aldo Natalini, Antonio Nastasi e Giuseppe Grosso, non sanno ancora se Mussari e Vigni siano innocenti, complici, o peggio, mandanti, di Baldassarri nella truffa ai bilanci MPS. In altre parole, al momento non è ancora possibile determinare se Baldassarri rispondesse a degli ordini specifici dall'alto, o se il suo arricchirsi lo stipendio (già di suo molto alto) fosse dettato da un'iniziativa personale. Fatto sta che dalla casse della Banca senese sarebbero stati sottratti circa 90 milioni di euro. Il testimone comunque non ha dubbi: "Concordo sulla tesi che Baldassarri non agisse soltanto su iniziativa personale. Forse teneva qualcosa per sé ma non sarà facile dimostrare che i 20 milioni di euro dei suoi depositi siano frutto degli extraprofitti a margine dell'operazione Alexandria". Alexandria è un CDO (Credit Default Obligation) squared da 400 milioni di euro. Fu varato nel novembre 2005 tra MPS, rappresentato da Baldassarri, e il venditore Dresdner Bank, rappresentato da Raffaele Ricci, capo vendite della banca tedesca. Come scrive L'Espresso: "Si rivelerà un asse tossico da manuale". In pratica Alexandria e altri asset simili inizieranno a rovinare i conti MPS, senza tra l'altro che nessuno se ne potesse accorgere, data la complessità (e la segretezza) di queste operazioni. Ma poco importa secondo il testimone: " In MPS vigeva un sistema win-win: si vince e si incassa anche quando l'operazione è un disastro".  Nel 2008 MPS dichiarava di chiudere con 953 milioni di profitti netti. Ovviamente il bilancio non rappresentava la realtà poiché, come detto, i danni provocati dagli asset come Alexandria venivano nascosti. Sempre a detta del testimone: "MPS aveva un magazzino sopravvalutato di parecchie centinaia di milioni per volontà strategica dell'alta dirigenza. Non se ne sono accorti, nell'ordine, sindaci, revisori, Consob, Bankitalia e agenzie di rating". Per non attirare l'attenzione, quindi, bisognava ingrossare il portafoglio della banca. Ecco perché, dal 2009, l'attenzione si sposta sull'area dei titoli governativi. Dato che molti piccoli risparmiatori iniziarono a vendere BTP per paura del default del Paese, la sala operativa incriminata iniziò a comprare bond italiani con rendimento al 6%. Il lavoro della "banda" è meticoloso: "S'incomincia alle 8 di mattina con il briefing. Poi quando si apre alle 9, si deve guardare ogni scatto sui monitor, seguire 3 schermi tv e 2 radio. Ogni notizia può essere importante per comprare a un centesimo di meno o vendere a uno di più, perché si deve vendere, ogni tanto, per sviare la concorrenza". La "banda" lavora così bene che MPS accumula 32 miliardi di titoli governativi, quasi alla pari di Intesa SanPaolo e Unicredit. Ma l'operazione non è sufficiente e il rischio di essere scoperti diventa troppo alto. Bisogna quindi liberarsi di Alexandria.
Mussari, Vigni e Baldassarri trovano allora un accordo con la filiale di Londra della Nomura: l'asset tossico viene ceduto alla banca giapponese, in cambio di 3,5 miliardi di BTP con scadenza 2034, comprati da MPS a prezzi sopra mercato. Ma anche qui i movimenti anomali e ambigui aumentano i sospetti sull'operato dei vertici incriminati. Poco importa. E' da questo momento che tutti gli inquisiti avrebbero massimizzato i profitti personali a danno dei conti MPS, tenendo all'oscuro gli organi di controllo interni e la vigilanza di Bankitalia. Addirittura Mussari sarà premiato con la poltrona di presidente dell'ABI (Associazione Bancaria Italiana) a giugno del 2010.
Ma il 28 luglio 2011 qualcosa si rompe. Uno della "banda" decide di svelare la dannosa associazione e invia una lettera anonima alla Consob dove si fanno i nomi di Baldassarri, Mussari, Vigni e di tutte le persone coinvolte in queste operazioni rischiose e personalistiche, compiute ai danni del Monte. È l'inizio della fine. A marzo 2012 arriva l'ispezione di Bankitalia e si palesa una situazione drammatica. Quella che all'epoca è considerata una delle banche più forti e solide d'Italia, in realtà ha 4,69 miliardi di debiti, complice anche l'acquisto per 10 miliardi di euro della banca Antonveneta, nel maggio 2008, alla vigilia dello scoppio della crisi economica e bancaria. MPS necessita di un nuovo piano di riassetto (4.600 licenziamenti e 400 filiali chiuse entro il 2015) e procede a nominare il nuovo presidente, Alessandro Profumo. È per la drammaticità della situazione che allora Mario Monti decide di intervenire con i famosi Monti-bond, emessi in concomitanza con l'arresto di Baldassari, nel febbraio 2013. E ora si attende che il processo faccia maggiore chiarezza.




mercoledì 9 aprile 2014

Investire sull'economia reale

Investire sull'economia reale

 

Il segretario generale Cgil alla tavola rotonda sul sistema bancario e assicurativo durante l'assise del sindacato dei bancari. "Per ripartire dobbiamo puntare su lavoro e redistribuzione del reddito. Non si può continuare a tagliare sul welfare"

 


“Abbiamo sentito spesso parlare di relazioni amichevoli tra le banche e i cittadini. I lavoratori, però ci raccontano una storia diversa. Proviamo a metterci d'accordo su una cosa. Siamo sicuri che possiamo ricominciare com'era prima della crisi? Noi pensiamo di no. Il livello di redditività atteso per il sistema finanziario deve scendere, perché a quel livello l'economia non ripartirà". E' quanto ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso, al termine della tavola rotonda, sul tema "Banche e Assicurazioni al servizio della crescita e del lavoro", nell'ambito del congresso del sindacato dei bancari di Corso d'Italia, in corso a Riccione.

    “Capisco che è difficile da accettare, ma il tema è questo: devono cambiare le regole.  - ha continuato Camusso - Al centro c'è il tema della ridistribuzione del reddito. Questo presuppone una riorganizzazione complessa. Abbiamo molto da lavorare, ma potremmo dire che la matrice di tutto è che bisogna tornare ad investire nell'economia reale. Ciò che investito all'estero e in reddito va reindirizzato ad un maggiore rischio verso l'economia reale. Ad esempio è di moda in questo periodo spiegare che bisogna usare i fondi per la previdenza complementare per l'economia reale. Noi siamo tra i primi ad aver proposto che diventino investimento, ma a condizione che venga garantito come viene garantito il credito postale”.

    “Non si può fare una discussione vera sul modello del nostro paese se non ci si domanda qual è il centro. E il centro è il lavoro. - ha concluso - Non ci sarà mai una restituzione fiscale che compenserà la crisi del lavoro e la disoccupazione. Per noi non c'è uscita dalla crisi se non c'è ripresa del lavoro. Noi non riusciremo a vedere risultati senza occupazione. Non si può continuare a tagliare sul welfare, perché così non ce la faremo mai. Bisogna puntare sul lavoro”.

martedì 8 aprile 2014

L’Antigone di Sofocle


RUBRICA TEATRO -  La Tragedia – L’Antigone di Sofocle  "cenni"

Questa mirabile tragedia di Sofocle rappresenta il confronto tra Legge non scritta, quella degli Dei, dovere morale nei confronti dei morti, rispetto per i vincoli affettivi e l'ottusa RAGION DI STATO che in nome della Patria diventa dittatura e tirannide. Antigone, per il suo amato fratello morto, deve contrastare Creonte tutore della Patria e della ragion di Stato. Antigone lo fa senza ambiguità, senza accettare compromessi, in maniera forte e chiara. Splendida l'impalcatura e la struttura etica della tragedia di Sofocle che non ha alcuna ambiguità e lascia allo spettatore la domanda eterna della sua collocazione e della sua stessa natura etica e universale.
Ugo Arioti

 


L’ Antigone, capolavoro di Sofocle – dai più considerato il principe dei tragediografi – , rappresentato per la prima volta ad Atene  442 anni prima della nascita di Cristo, è una di quelle creazioni letterarie che hanno varcato la soglia della Storia per entrare in quelle imperiture della Leggenda e del Mito. Di fatto, il mito di Antigone ha attraversato due millenni di storia della civiltà occidentale, permeata nella sua cultura e nelle sue radici di cultura greca.

 

L’opera appartiene al ciclo tebano, e va vista dunque nella sua complessità, insieme a Edipo re e Edipo a Colono, che narrano la celebre storia del re di Tebe, divenuto anch’esso, con il passare del tempo, un simbolo della civiltà greca. Al centro della vicenda troneggia la figura di Antigone, figlia incestuosa nata dal rapporto tra Edipo e sua madre Giocasta. Ciò che mette in moto la tragedia è la ferma volontà della protagonista di dare sepoltura al fratello Polinice, bandito dalla città e considerato traditore della patria. Dopo l’esilio di Edipo da Tebe, i suoi figli Eteocle e Polinice si erano dati battaglia per conquistare il trono della città; Etocle esilia il fratello Polinice, che marcia con un potente esercito contro Tebe. Entrambi cadono, ma il nuovo re Creonte decreta onori funebri per l’eroe Eteocle e il veto di seppellire il corpo di Polinice. Ricordiamo che, per i Greci, la sepoltura di un cadavere costituiva pratica indiscutibile del rituale religioso. Dopo aver invano cercato l’appoggio della sorella Ismene, Antigone decide di sfidare da sola la volontà regia di Creonte.

 

Non ci interessa, in questa sede, ripercorrere tutti gli step di una trama avvincente, che chiama in causa diversi personaggi e vede sempre la netta contrapposizione di due figure, che duellano in quegli scontri verbali che hanno fatto grande la tragedia antica, decretandone il successo presso il pubblico. Ciò che balza in primo piano è il contrasto, insanabile per natura, tra legge naturale e legge positiva, re e suddito, politica e tradizione. Antigone contravviene al divieto ed accorda gli onori funebri al fratello Polinice. Fermata da una guardia tebana, viene portata dinanzi a Creonte, il quale rivendica la legittimità del suo potere. Si contrappongono due mentalità, due modi di concepire il mondo: Creonte adduce la ragione del diritto positivo, la necessità dell’obbedienza alla massima autorità politica; Antigone fa appello alle leggi della natura, quelle sacre ed inviolabili della tradizione e del vincolo familiare.

Il re di Tebe da una parte, e la protagonista delal tragedia dall’altra, cercano di portare anche le divinità in sostegno della loro causa. È qui che si realizza il senso vero della tragedia greca: Antigone e Creonte non posseggono la ragione assoluta. Ognuno è portatore della sua ragione, di una ragione soggettiva e non sindacabile: ha ragione Creonte perchè è lui la massima autorità di Tebe, e non portargli obbedienza significa trasgredire la legge; ed ha ragione Antigone perchè, prima della legge terrena, c’è la legge degli dei, in una società, come è quella greca, dove i riti religiosi contano più di ogni altra cosa.

Il conflitto insanabile, base dello spirito tragico greco, non trova una soluzione definitiva. Si abbattono mille sciagure su Creonte, che perde figlio e moglie, mentre Antigone si impicca.

 

E l’eroina, martire-mito, diviene simbolo universale della libertà al potere tirannico.

 

Dall'Armonia alla Passione

Afrodite iperuranica

ovvero dell'Amore e della Fede
Dall'Armonia alla Passione
< Come è bella e nobile l'Ars poetica! Ah, Orazio! Per costruire, meo amico, una buona poesia non ci debban essere irregolaritate, ita harmoniam!> Giorgione De Tresoli Sigismondi, vecchio bacucco universitario, canuto, irso nel suo manto nero sobrio e corvino, barbaccia bianco sporco accovacciata al suo pancione, professore emerito dell'accademia della buona poesia, così discorreva con l'amico, tale Bernart de Ventadorn nipote del più celebre Bernart de Ventadorn, uno dei più noti trovatori in lingua occitana del periodo classico della poesia trobadorica. E quello a lui:<No! Mio Signore, no! Cuore e Canto! Cuore e Canto!>
< Costruzione est armoniosa, vi dico!> insisteva il vecchio sclerotizzato nella sua ars poetica.
< No, cuore e canto ....Cuore! Canto!>
A un bivio della strada sotto i portici si unì alla coppia disputante il nobile Conte e cavaliere di San Ermete. Poeta assai ironico, ove, per Egli il canto è ragion della passione!
< Come ci può essere un male più grande del mio?> esordì, lasciando come due barbagianni assonnati i due bacucchi in gentil disputa verbale.
il Giorgione bisbigliò all'amico:< San Ermete, chi è costui?>
Ma quelli provvidamente interruppe il mormorio con il suo verbo interrogativo e misterico!
< Il lauto e fido Sempronio è intemperante!>
Bernart, allora, esplose come un mortaretto innescato: < Come si può temperare l'intemperante? Sento che l'armonia che voi cercate è discordante con il mio canto, il cuore non obbedisce alle regole e sta chino dentro il petto trattenendo dentro di se la Pace, la Guerra, l'Amore, l'Odio gli insulti e tutto io sonando metto insieme per una sola causa>
E allora chiosò ardimentoso e presto il cavalier di San Ermete.< l'Amore!>
E quello ad eco:< L'Amore!>
Ugo Arioti

giovedì 3 aprile 2014

“Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza” ( argomento 2014)


Come si può vivere la bellezza? Contemplandola nei nostri pensieri e rendendola strutturale nel nostro modo di essere e di capire e percepire la vita stessa, nei sentimenti. Abbiamo scelto questo articolo su un meeting del 2002 il cui tema era appunto:

“Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza”

Rimini – 18-24 agosto 2002

“Quando il sonno stacca la presa, il primo sentimento che deve invaderci è il sentimento delle cose”. Questa riflessione, così vivida e avvincente, è contenuta nel commento di don Giussani a un inno delle Lodi del monastero delle Trappiste di Valserena, pubblicato su di un libro che è tra i più belli: Tutta la terra desidera il tuo volto. Che si intende per sentimento delle cose? La capacità dell’uomo di prendere coscienza amorosa di quanto lo circonda. Il sentimento delle cose non è un moto intimistico dell’animo, ma è uno stadio della conoscenza del reale. Il soggetto “che sente” è così sensibilmente trasportato verso l’oggetto, cioè verso la realtà delle cose, da porsi subito nell’atteggiamento dell’attesa. Le cose invadono il suo sguardo e la sua mente; penetrano con la stessa forza d’urto che si sprigiona nel momento in cui gli si aprissero gli occhi per la prima volta. Il cuore di questo “osservatore” avido di verità, pronto a commuoversi, è come in febbrile all’erta. Il sentimento amoroso delle cose è anche la condizione della loro conoscenza e la condizione del riconoscimento, nella realtà, del valore originariamente desiderato: la bellezza. Ma cosa sia la bellezza, quali innumerevoli definizioni siano state date dalle diverse culture di questa parola, è un argomento molto complesso. Non solo nella tradizione cristiana, il bello era considerato in un nesso con il vero e il bene. Se la bellezza si conforma al vero non può che essere in consonanza con natura e ragione; quindi, per il pensiero cristiano-cattolico, che da Agostino e Balthasar interviene ripetutamente sul tema, la bellezza, ontologicamente connaturata all’Essere creatore, si riflette nel creato, come splendore del vero. Così, essa acquista consistenza e concretezza; non è una realtà effimera e transitoria. E’ qualcosa che muove la libertà dell’uomo eticamente. Tra etica ed estetica la parentela è strettissima e nella contemplazione della bellezza ogni atto morale viene vissuto più intensamente, perché “l’entusiasmo che nasce dalla bellezza è incomparabile con quello che nasce dalla dedizione”.

Dal sentimento delle cose al riconoscimento della bellezza il passo è breve, poiché se si guarda la realtà con amore, la bellezza non può rimanere nascosta; esce allo scoperto. Un passo ulteriore è rappresentato dalla contemplazione, parola caduta in disuso o erroneamente riferita a processi spiritualistici di sublimazione, privi di qualunque consistenza cognitiva.

La vita contemplativa non si contrappone alla vita attiva, bensì la integra e la illumina. Contemplare la bellezza significa riconoscerne razionalmente la natura rivelata e incorrotta. Contemplazione è sinonimo di stupore, laddove lo stupore non sia pura reazione sentimentale. Nella contemplazione permane una tensione razionale che si traduce in lucidità di sguardo, commosso e capace di riconoscere la bellezza.

mercoledì 2 aprile 2014

Secessionisti: "Trattavano acquisto di armi". Ira Lega.


 

L'operazione coinvolge 51 indagati: tra loro, anche l'ex deputato Rocchetta ora in custodia cautelare

Blitz dei carabinieri del Ros, in diverse regioni italiane, contro "un gruppo riconducibile a diverse sigle di ideologia secessionista, che aveva progettato varie iniziative, anche violente, finalizzate a sollecitare l'indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale dallo Stato italiano".

Ventiquattro le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Brescia per associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell'ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra. Tra le iniziative in cantiere, la costruzione di un carro armato, ormai quasi ultimato, "da utilizzare per compiere un'azione eclatante a Venezia in piazza San Marco".

Tra gli arrestati, anche il leader dei Forconi, Lucio Chiavegato, l'ex parlamentare della Lega, Franco Rocchetta, fondatore della Liga Veneta e tra i promotori del referendum per la secessione del Veneto, e due degli ex "Serenissimi", protagonisti del bliz del "Tanko" a San Marco del '97, Luigi Faccia e Flavio Contin. Secondo gli inquirenti, che escludono "con certezza" l'esistenza di "elementi di collegamento con la Lega Nord", i secessionisti avevano costituito una "Alleanza" eversiva, comprendente vari movimenti: da "alcune recenti conversazioni" si desume che i responsabili ritenessero "imminente un'iniziativa eclatante", da "collocarsi in prossimità delle europee". Accertate riunioni segrete in case, aziende e ristoranti di proprietà degli arrestati e una fitta attività di reperimento di finanziamenti, oltre che l'utilizzo di cellulari "dedicati".

E documentati contatti con la criminalità albanese per reperire armi. Nel programma - scrive il Gip del Tribunale di Brescia nell'ordinanza di custodia - si afferma "la necessità di uso della violenza, al fine di provocare e guidare in armi una rivolta popolare, per giungere alla proclamazione della Repubblica veneta". "Solo noi altri possiamo cambiare la storia..", diceva al telefono uno degli indagati; "E' arrivato il momento di combattere", assicurava un altro. "Parte essenziale del progetto - conclude il Gip - sono pulsioni xenofobe e antimeridionali, e diffusissima e' la rancorosa rabbia per l'imposizione fiscale o per le difficoltà economiche, imputate alla classe politica 'marcia'"

Ad attaccare la procura e a parlare di "arresti bluff" è Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord, che dice: "Vogliono fermare gli indipendentisti, ma falliranno". Intanto il premier Renzi si limita ad un commento secco: "Ho fiducia nella magistratura"

SALVINI - Duro il commento del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: "Aiutano i clandestini, cancellando il reato di clandestinità, liberano migliaia di delinquenti con lo svuota-carceri, e arrestano chi vuole l'Indipendenza. Siamo alla follia. Se lo Stato pensa di fare paura a qualcuno, sbaglia", scrive su Facebook.

  La solitudine di Israele e la sua maledizione (Ugo Arioti @2024 ) Gli ebrei furono scelti da Dio per essere "la proprietà...