giovedì 3 aprile 2014

“Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza” ( argomento 2014)


Come si può vivere la bellezza? Contemplandola nei nostri pensieri e rendendola strutturale nel nostro modo di essere e di capire e percepire la vita stessa, nei sentimenti. Abbiamo scelto questo articolo su un meeting del 2002 il cui tema era appunto:

“Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza”

Rimini – 18-24 agosto 2002

“Quando il sonno stacca la presa, il primo sentimento che deve invaderci è il sentimento delle cose”. Questa riflessione, così vivida e avvincente, è contenuta nel commento di don Giussani a un inno delle Lodi del monastero delle Trappiste di Valserena, pubblicato su di un libro che è tra i più belli: Tutta la terra desidera il tuo volto. Che si intende per sentimento delle cose? La capacità dell’uomo di prendere coscienza amorosa di quanto lo circonda. Il sentimento delle cose non è un moto intimistico dell’animo, ma è uno stadio della conoscenza del reale. Il soggetto “che sente” è così sensibilmente trasportato verso l’oggetto, cioè verso la realtà delle cose, da porsi subito nell’atteggiamento dell’attesa. Le cose invadono il suo sguardo e la sua mente; penetrano con la stessa forza d’urto che si sprigiona nel momento in cui gli si aprissero gli occhi per la prima volta. Il cuore di questo “osservatore” avido di verità, pronto a commuoversi, è come in febbrile all’erta. Il sentimento amoroso delle cose è anche la condizione della loro conoscenza e la condizione del riconoscimento, nella realtà, del valore originariamente desiderato: la bellezza. Ma cosa sia la bellezza, quali innumerevoli definizioni siano state date dalle diverse culture di questa parola, è un argomento molto complesso. Non solo nella tradizione cristiana, il bello era considerato in un nesso con il vero e il bene. Se la bellezza si conforma al vero non può che essere in consonanza con natura e ragione; quindi, per il pensiero cristiano-cattolico, che da Agostino e Balthasar interviene ripetutamente sul tema, la bellezza, ontologicamente connaturata all’Essere creatore, si riflette nel creato, come splendore del vero. Così, essa acquista consistenza e concretezza; non è una realtà effimera e transitoria. E’ qualcosa che muove la libertà dell’uomo eticamente. Tra etica ed estetica la parentela è strettissima e nella contemplazione della bellezza ogni atto morale viene vissuto più intensamente, perché “l’entusiasmo che nasce dalla bellezza è incomparabile con quello che nasce dalla dedizione”.

Dal sentimento delle cose al riconoscimento della bellezza il passo è breve, poiché se si guarda la realtà con amore, la bellezza non può rimanere nascosta; esce allo scoperto. Un passo ulteriore è rappresentato dalla contemplazione, parola caduta in disuso o erroneamente riferita a processi spiritualistici di sublimazione, privi di qualunque consistenza cognitiva.

La vita contemplativa non si contrappone alla vita attiva, bensì la integra e la illumina. Contemplare la bellezza significa riconoscerne razionalmente la natura rivelata e incorrotta. Contemplazione è sinonimo di stupore, laddove lo stupore non sia pura reazione sentimentale. Nella contemplazione permane una tensione razionale che si traduce in lucidità di sguardo, commosso e capace di riconoscere la bellezza.

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