Fin dall’antichità la bellezza femminile è
stata valutata e misurata sulla base di un modello estetico di riferimento,
riconosciuto dalla società in un determinato contesto storico, sociale ed
economico.
Dal modello ideale vengono desunti i canoni
estetici, cioè le caratteristiche tipiche della bellezza: più una donna si
avvicina a quei parametri, più è considerata bella.
Ogni popolo, nel corso della storia, ha definito la
bellezza secondo i canoni della propria cultura e ha sempre avuto la pretesa di
fissare un criterio di bellezza riconosciuto a livello universale, ma questo
inevitabilmente è sempre mutato nel volgere dei tempi.
L’ideale estetico è frutto di costruzioni
socioculturali, in quanto è modellato e plasmato dalla società e dalla cultura
del momento e, come tale, è soggetto a mutare in relazione al mutare delle
mode, dei costumi e delle consuetudini.
Ogni epoca storica ha avuto il suo modello di
bellezza ideale, documentato dalle fonti letterarie e iconografiche, che da
sempre si sono ispirate alla figura femminile. Il modo di rappresentarla e il
ruolo simbolico da essa svolto sono cambiati nel corso dei secoli, di pari
passo con il variare del gusto estetico e con il diverso modo di concepire il
ruolo della donna nella società.
Che il corpo femminile, realtà anatomica e
biologica, sia anche un’entità culturalmente costruita e determinata dal gruppo
sociale di appartenenza, è testimoniato dal fatto che ad esso sono stati
associati nel tempo significati socioculturali diversissimi, ognuno
corrispondente a determinati canoni estetici: dalla fecondità delle veneri
preistoriche, dalle forme sovrabbondanti, alla castità delle madonne
medioevali, dai corpi esili ed acerbi; dall’opulenza delle matrone romane alla
sensualità delle donne barocche, dalle curve e forme procaci.
Un tempo in Europa, e ancora oggi in alcuni Paesi
poveri, le forme femminili morbide e abbondanti erano sinonimo di ricchezza:
solo le donne ricche potevano permettersi il lusso di non fare attività fisica,
quindi di non lavorare, e di mangiare in abbondanza. Solo le donne del popolo e
le contadine erano magre perché mangiavano poco e lavoravano molto.
Per lo stesso motivo, dai canoni di bellezza
femminile erano banditi i muscoli, troppo mascolini e propri delle donne
impegnate nei lavori manuali.
Oggi, al contrario, una donna è considerata bella se
ha un corpo magro e scolpito dall’attività fisica.
Anche il candore della pelle è stato per secoli un
parametro estetico importante: più le donne avevano la carnagione bianca più
erano considerate belle; il pallore era un segno di distinzione sociale.
L’abbronzatura, al contrario, era inammissibile: una pelle abbronzata era
indice di prolungata esposizione ai lavori esterni, manuali e faticosi.
Oggi un corpo abbronzato in tutte le stagioni è
l’ambizione della maggior parte delle donne.
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