Bellezza e armonia nell’antica Grecia
La Bellezza è l'unica cosa contro cui la forza del
tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia,le credenze si
succedono l'una sull'altra, ma ciò che è bello è una gioia per tutte le
stagioni, ed un possesso per tutta l'eternità. (Oscar Wilde)
Denise Maiocchi
Viviamo in una società dove la
bellezza esteriore sembra avere più importanza delle qualità morali ed
intellettive, dove ci si sottopone ad interventi chirurgici di tutti i generi
per raggiungere una bellezza ideale che sfiorirà comunque, dove migliaia di
persone si ammalano gravemente per la fissazione di un corpo perfetto,…
Ma che cos’è questa bellezza
che tanto ci ossessiona? Essa potrebbe essere definita come una “qualità dei
corpi” che viene studiata da tempo immemorabile e che ancora non siamo riusciti
a comprendere appieno, né a definire precisamente. Nei secoli ci si è più volte
interrogati sulla natura di questa proprietà, e svariate definizioni ne sono
sorte, senza che nessuna tuttavia prevalesse sulle altre. Una sola
considerazione sembra rimanere invariata: la bellezza è qualcosa che genera
piacere in chi la osserva. Ciononostante, diverse questioni rimangono tuttora
irrisolte: cosa è brutto e cosa bello? Si può quantificare la bellezza? Essa è
una qualità oggettiva o soggettiva? Qual è il suo legame con l’armonia, la
simmetria e l’ordine dei corpi?
Grandi pensatori appartenenti a
diverse civiltà hanno cercato di rispondere a queste domande, giungendo alle
conclusioni più svariate. Tra di essi, il merito più grande va sicuramente
attribuito agli antichi greci.
Nel mio lavoro ho scelto di
focalizzare la mia attenzione sull’Antica Grecia proprio in quanto a mio parere
in nessun’altra civiltà è mai stata data tanta importanza alla ricerca del
bello e dell’armonia, della bellezza ideale e del perfetto accordo di
quest’ultima con la morale, la politica, la religione e tanti altri ambiti
della vita quotidiana. Questa intima fusione dell’estetica con aspetti da noi associati
alla vita di tutti i giorni mi ha sempre incuriosita, spingendomi a cercare di
ampliare le mie conoscenze su questa civiltà che ho sempre considerato
affascinante e ricca di attrattiva.
È poi a mio parere molto
interessante studiare il profondo rapporto del popolo greco con l’arte in tutte
le sue espressioni, soprattutto considerandolo in relazione alla nostra
quotidianità, nella quale all’arte è riservato uno spazio sempre più ridotto e
marginale. Un baratro enorme ci divide infatti da quell’affascinante civiltà
che ornava le proprie città con capolavori scultorei e pittorici, che ha prodotto
opere letterarie studiate ed imitate nei secoli successivi e tuttora
conosciutissime, che ha fatto del teatro una disciplina artistica a tutti gli
effetti e la cui massima aspirazione era quella di raggiungere la perfezione
estetica in tutto ciò che produceva.
Un’ultima ragione che mi ha
spinta a focalizzare la mia attenzione su questo periodo storico è stata la
considerazione che i concetti estetici elaborati in questa era sono
sorprendentemente validi ancora oggi, dopo più di due millenni. Questa
osservazione mi ha indotta a cercare i motivi per cui certi canoni sono
cambiati ed altri sono rimasti immutati, giungendo così anche alla parte più
scientifica di questo lavoro, in quanto per studiare l’evoluzione dei canoni è
necessario utilizzare concetti biologici ed antropologici, studiare
l’evoluzione dell’uomo, del suo corpo e delle sue abitudini, nonché della sua
sessualità.
Nel mio lavoro cercherò di
ricavare da diversi ambiti quotidiani (arti figurative, filosofia, mitologia, letteratura)
un’idea la più precisa possibile del concetto di bellezza sviluppato al tempo
dell’antica Grecia e di individuare i canoni corporei femminili e maschili
vigenti in questo tempo per poi paragonarli a quelli del giorno d’oggi.
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