L’insostenibile logica della
globalizzazione e delle multinazionali
(rubrica: lavoro e società)
Lavoro, precariato,
salari, multinazionali e globalizzazione.
Credo che bisogna
cominciare a capire il ruolo e le dinamiche assunte dal sistema capitalista
nell’ultimo ventennio per comprendere il degrado morale e sociale nel quale
tutti gli Stati dell’Occidente pseudo democratico stanno cadendo. Non esiste
più la dignità umana, conta soltanto la politica delle Multinazionali della
Finanza speculativa. La politica è stata relegata al ruolo di ammortizzatore
delle tensioni sociali e tende verso dittature sempre più subdole. Non ci sono
più diritti e le carte costituzionali sono solo stracci da cucina. Per creare
un osservatorio del degrado e dell’insostenibile logica della globalizzazione
abbiamo pensato di aprire a tutti coloro che vorranno dare un contributo questa
rubrica: Lavoro e società. Potrà essere un punto di confronto e di crescita per
tutti.
Ugo Arioti
Contributo di Paolo De Gregorio
la globalizzazione,
accettata e condivisa quasi da tutti, arricchisce le imprese che hanno mano
libera nelle proprie scelte di portare all’estero la propria produzione,
rincorrendo le eterne e vecchie cose che interessano ai padroni: manodopera a
basso costo e sottomessa, materie prime a prezzi bassi.
Chi
ha fatto e fa le spese della dittatura del mercato sono i salariati, diventati
tutti precari ed insicuri
Chi ha fatto e fa le spese della dittatura del mercato sono i
salariati, diventati tutti precari ed insicuri ricattati da un mercato di
riserva di immigrati pronti a prendere il loro posto, che danno il voto ai
padroni della Lega cercando in tal modo di ottenere un occhio di riguardo per
il futuro del loro lavoro.
Di fronte a questa
situazione e alla assenza di un sindacato e di una sinistra, credo che l’unica
strada percorribile sia quella di arrivare ad un sindacato unico dei
lavoratori, autogestito da loro stessi, che chieda quella sicurezza di
vivere dignitosamente, che deve essere data a tutti, superando l’istituto della
cassa integrazione a scadenza, nella forma di un salario sociale per tutti i
licenziati e i disoccupati, della entità del 50% di un salario medio.
In uno stato
capitalista e con la economia globalizzata non si può parlare di lavoro come
diritto in un mercato instabile ed evanescente e, per non
essere condannati alla totale precarietà ed insicurezza, bisogna pretendere un
contrappeso da ottenere con l’autogestione e la lotta dura.
In parole povere,
se tu Stato non hai alcun potere sull’economia, che può fare quello che vuole,
che rende i rapporti di lavoro instabili e precari, tu Stato devi prevedere un
contrappeso finanziato dalla fiscalità generale che diventi salario sociale per
tutti i disoccupati.
Deve diventare un
diritto come la pensione sociale e nessuno in un paese democratico deve essere
lasciato nella disperazione e nell’abbandono.
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