martedì 19 aprile 2016

LAVORO e SOCIETA'

L’insostenibile logica della globalizzazione e delle multinazionali  (rubrica: lavoro e società)

Lavoro, precariato, salari, multinazionali e globalizzazione.

Credo che bisogna cominciare a capire il ruolo e le dinamiche assunte dal sistema capitalista nell’ultimo ventennio per comprendere il degrado morale e sociale nel quale tutti gli Stati dell’Occidente pseudo democratico stanno cadendo. Non esiste più la dignità umana, conta soltanto la politica delle Multinazionali della Finanza speculativa. La politica è stata relegata al ruolo di ammortizzatore delle tensioni sociali e tende verso dittature sempre più subdole. Non ci sono più diritti e le carte costituzionali sono solo stracci da cucina. Per creare un osservatorio del degrado e dell’insostenibile logica della globalizzazione abbiamo pensato di aprire a tutti coloro che vorranno dare un contributo questa rubrica: Lavoro e società. Potrà essere un punto di confronto e di crescita per tutti.

Ugo Arioti

Contributo di Paolo De Gregorio

la globalizzazione, accettata e condivisa quasi da tutti, arricchisce le imprese che hanno mano libera nelle proprie scelte di portare all’estero la propria produzione, rincorrendo le eterne e vecchie cose che interessano ai padroni: manodopera a basso costo e sottomessa, materie prime a prezzi bassi.

Chi ha fatto e fa le spese della dittatura del mercato sono i salariati, diventati tutti precari ed insicuri

Chi ha fatto e fa le spese della dittatura del mercato sono i salariati, diventati tutti precari ed insicuri ricattati da un mercato di riserva di immigrati pronti a prendere il loro posto, che danno il voto ai padroni della Lega cercando in tal modo di ottenere un occhio di riguardo per il futuro del loro lavoro.

Di fronte a questa situazione e alla assenza di un sindacato e di una sinistra, credo che l’unica strada percorribile sia quella di arrivare ad un sindacato unico dei lavoratori, autogestito da loro stessi, che chieda quella sicurezza di vivere dignitosamente, che deve essere data a tutti, superando l’istituto della cassa integrazione a scadenza, nella forma di un salario sociale per tutti i licenziati e i disoccupati, della entità del 50% di un salario medio.

In uno stato capitalista e con la economia globalizzata non si può parlare di lavoro come diritto in un mercato instabile ed evanescente e, per non essere condannati alla totale precarietà ed insicurezza, bisogna pretendere un contrappeso da ottenere con l’autogestione e la lotta dura.

In parole povere, se tu Stato non hai alcun potere sull’economia, che può fare quello che vuole, che rende i rapporti di lavoro instabili e precari, tu Stato devi prevedere un contrappeso finanziato dalla fiscalità generale che diventi salario sociale per tutti i disoccupati.

Deve diventare un diritto come la pensione sociale e nessuno in un paese democratico deve essere lasciato nella disperazione e nell’abbandono.

 

 

 

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