Shoa, perché questo non accada mai più.
Il
nazismo, con il suo carico di terrore, ha devastato un secolo e ha lasciato
tracce indelebili nella memoria del Mondo. La shoah, Termine
ebraico («tempesta devastante», dalla Bibbia) col quale si suole indicare lo
sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale, è la
tragedia più profonda che il genere umano abbia mai visto. Quindici milioni di
persone trucidate. Non è stata solo un massacro di ebrei (6 milioni circa), ma
il tentativo di cancellare dalla Terra tutti gli “indesiderati” per far posto,
nella mente votata alla follia assassina dei gerarchi nazifascisti, alla razza
pura, ariana. Finirono alla stessa maniere, ed è importante ricordarlo,
omosessuali, andicappati, anarchici, comunisti e partigiani. Chi non ha letto
le lettere, i diari, gli scritti postumi dei testimoni di quell’orrore (un
sistema di macellerie organizzate in campi militarizzati dove si strappava
anche l’anima a bambini, giovani, vecchi, donne o uomini, senza differenze. Non
si può e non si deve mai dimenticare quella notte dell’umanità, affinché non si
ripeta più un tale insensato e ignobile strazio.
Un
uomo, un italiano, Primo Levi ha sintetizzato con la forza di chi ha
attraversato il cammino della morte e ne è uscito con le cicatrici e con segni
indelebili, la furia devastante della guerra di Hitler e Mussolini. I nazisti e
i fascisti non sono riusciti, nonostante la loro furia, a strappare l’anima
alle persone, anzi, sono precipitati nell’inferno dal quale erano stati
partoriti, proprio da uomini che hanno tracciato una linea netta di
demarcazione tra la libertà e dignità di un Popolo e la follia assassina di una
banda terroristica razzista. Primo Levi ha scritto una poesia che per me è il
compendio di una vita e di una fiamma ideale etica che dovrebbe brillare in
ogni uomo: Per non dimenticare.
Per non dimenticare ( Primo Levi)
Voi che
vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate
se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che
questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
0 vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso
E, insieme a questa forte testimonianza e monito,
voglio aggiungere una poesia di Bertolt Brecht che mostra quanto sia profonda
la scure del terrore e quanti ha coinvolto in questa nera cappa. Prima di tutto
vennero a prendere gli zingari:
Prima di
tutto vennero a prendere gli zingari
e fui
contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero
a prendere gli ebrei
e stetti
zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero
a prendere gli omosessuali,
e fui
sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero
a prendere i comunisti,
e io non
dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno
vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Perché questo non accada mai più.
Ugo
Arioti
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