W CHARLIE, ANCHE NOI SIAMO
CHARLIE!
Dove è lo scontro? Dove
duellano due Mondi, due Culture, due interpretazioni differenti della vita? Il
confine della vigliacca azione dozzinale, fatta da quattro scalzacani
attrezzati con kalashnikov e strumenti di morte contro gente inerme che lotta
con la sola arma della satira le alterazioni genetiche delle società del
benessere, pirati senza nessun credo che si atteggiano a valorosi condottieri di
un Dio minore, non è un limite, ma una fossa comune delle voluttà e del delirio
di onnipotenza che è la peggiore droga dell’uomo. Chiunque può entrare in un
supermercato, in una scuola, in un giornale, in un luogo pubblico e ammazzare,
la sua unica bandiera è quella dell’assassino, dell’utile idiota del sistema.
La morte genera mostri peggiori di quelli che sono stati evocati dalle vignette
satiriche o dagli editti dell’Isis. Certo a questo ha portato un miope e
assurdo comportamento dell’Occidente capitalistico che ha creato lui i mostri
per controllare la Terra e poi se li è visti scappare di mano. Certo, quando un
agente di polizia, bianco o nero che sia, spara a un bambino che gioca, uccide
prima che ci sia un giusto processo, quando una Nazione che si dice patria
della Democrazia è invece il covo del razzismo e dell’oppressione e, ancora
oggi, applica, arrogandosi un diritto, che solo il Creatore ha nell’Universo
che conosciamo, di uccidere un essere umano, condannandolo a morte, non viviamo
nel caos? No. Questi fatti potrebbero rafforzare gli anticorpi degli oppressi,
certo, ma non è così. Perché anche questi quattro imbecilli sono come killer della
mafia mandati ad uccidere senza criterio o ragione, ma solo per soldi o peggio
per ignoranza. Ergo, non vanno trattati da eroi di un'altra religione, ma solo
da assassini, con l’aggravante dell’ignoranza. Ora verranno a dirvi che
limitare le libertà personali è per la sicurezza e l’incolumità, che dopo l’11
settembre, ora c’è, per l’Europa, il 7 gennaio... Ma chi lo dice è lo stesso
che ha armato la mano degli assassini. Alla fine vedrete che difenderanno le banche
e non i mercati popolari, i palazzi del Potere piuttosto che le scuole o i
teatri o gli stadi, dove vanno soltanto i teppisti. Questo succede e succederà
ancora, ma resta un fatto, importantissimo, per ogni uomo di buona volontà: La
libertà, l’eguaglianza e la fratellanza. Ecco perché quei poveri disgraziati
che hanno sparato su gente inerme, inconsapevolmente sono diventati anche loro
CHARLIE! Schegge impazzite in rotta di collisione con qualsiasi cosa o vita, ma
fratelli, eguali e liberi solo in CHARLIE!
W CHARLIE, ANCHE NOI SIAMO
CHARLIE!
Ugo Arioti
(KIKA) - Era il 29 settembre 2001. Le immagini dei due aerei che si schiantavano sulle Torri gemelle continuavano a rimbalzare da una televisione all’altra, nella mente e nello stomaco dei cittadini americani e di tutti gli “occidentali”. La paura, il senso di vulnerabilità e la presa di coscienza di un enorme problema ancora oggi non risolto, stavano travolgendo tutto.
RispondiEliminaSulle pagine del Corriere della Sera, venne pubblicato un lungo articolo accompagnato da una firma che non passava inosservata. "La rabbia e l'orgoglio" di Oriana Fallaci era un duro attacco al fondamentalismo islamico e all'Occidente “troppo tollerante”. Una presa di posizione netta, che ancora oggi ben rappresenta un punto di vista riguardo al terrorismo e alle possibili reazioni di Stati Uniti e alleati. Un testo che ha diviso e continua a dividere, la gente nei bar e i gli esperti di comunicazione. Questo è stato il modo in cui la Fallaci (29 Giugno 1929 – 15 Settembre 2006 ) ha scelto di rompere un silenzio che durava da dieci anni.
Non molto tempo dopo, sulla stessa testata, comparve una lunga lettera di risposta: una reazione pacifica ma decisa all’appello esasperato della collega. Tiziano Terzani (14 Settembre 1938- 28 Luglio 2004) l'8 ottobre dello stesso anno, scriveva "Il sultano e San Francesco: non possiamo rinunciare alla speranza". Un lungo invito alla pace e alla tolleranza.
Se la Fallaci chiedeva una risposta dura degli USA a quell’atto terroristico, Terzani invitava la rivale di una vita a riflettere sul fatto che mai nessuna guerra aveva messo fine a tutte le guerre: non si poteva rispondere alla violenza con la violenza.
La via del dialogo interculturale e interreligioso, la via del pacifismo militante Terzaniano è quella che la nostra scuola cerca e insegna. Grazie per il tuo commento.
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