FALSO CONTATTO
Una delle cose più fastidiose che sia capitata all'uomo è il senso d'appartenenza.
Questo pensava Salvatore mentre piantava per l'ennesima volta un basilico caparbio e suicida:troppa acqua poco sole,troppo sole poca acqua.
Per poter crescere ed evolversi bisognava essere soli.
Nessun legame.
I rapporti erano soltanto una distrazione che lo avrebbero rallentato o accelerato. Insomma non lo avrebbero reso quello che era realmente. Un asociale a velocità moderata. Ma poi,appartenere a chi,a cosa? A un ideale? Gli ideali erano finiti tutti sotto due metri di terra.
Si,c'erano i giovani che ogni tanto passavano sotto il suo balcone. Colorati,vivaci e privi di fondamento. Non era colpa loro. Gli uomini in nero avevano fatto bene il loro lavoro creando abbastanza distrazioni e dipendenze.
Le foglie del suo basilico erano grandi. Più grandi di tutte quelle del vicinato. E il profumo? Bastava sfiorare quei riccioli verdi per essere impregnati di una fragranza che sarebbe stata testimone di giornate assolate e complice di meravigliosi piatti.
Pensò per un attimo ai liguri e si lasciò cullare dai luoghi comuni. Pensò che nei momenti di grande abbondanza,questo popolo meridionale travestito da settentrionale,non aveva goduto della propria ricchezza e che oggi,con una crisi che aveva messo in ginocchio l'intera Italia,si ritrovava con le pezze al culo ugualmente.
Parsimoniosi e con le pezze al culo.
A volte la cicala non ha tutti i torti.
Una voce
-Sono troppo esposte-
Salvatore mosse soltanto i globi oculari.Non riusciva a capire da dove venisse quella voce. Una specie di eco o per essere precisi risonanza faceva in modo che quelle parole provenissero da tutte le direzioni. Avrebbe potuto essere la madonna se non fosse stato ateo e invece era la la sua vicina che un palazzo anni '60 costruito a ferro di cavallo le dava di diritto un valore aggiunto di dirimpettaia.
Un vento giocoso di lenzuola la rendevano visibile ed invisibile.
Il vento.
Il vento per lui era un acerrimo nemico. Bastava un filo di vento per infiammare il suo setto nasale e donargli un mal di testa che si sarebbe fatto trascinare per l'intera giornata.
-Dicevo,è troppo esposto...il basilico intendo. Dovrebbe creare un paravento per le piccole-
Un paravento?
Cinque dita a pettine tirarono su un ciuffo biondo cenere.
-anche loro con problemi di sinusite?-
-Sinusite?-
-lasci perdere,a volte dimentico il principio fondamentale di una buona battuta
-ovvero?
-che l'interlocutore deve avere un numero di dati sufficienti per poter godere di una battuta
-quindi oltre ad essere una persona introversa soffre anche di sinusite?
-sembrerebbe anzi è
-a pensarci bene non sono un introverso e glielo dimostrerò invitandola a prendere un caffè da me. Corretto
-per carità,non bevo alcolici
-parlavo di me...sono una persona corretta e quindi può abbassare tutte le sue difese e venire a casa mia a bere un ottimo caffè farcito di chiacchiere e amenità varie.
Nessuna esitazione.
-arrivo
L'appartamento era in perfetto ordine tranne per una moltitudine di libri che non riuscivano a trovare la giusta collocazione.Questa moltitudine di tomi prendeva la forma di torri pendenti,scale inclinate e ponti cedevoli.
Aprì la porta e si trovò davanti due finestre. Da lontano non si era accorto che la ragazza che aveva di fronte possedeva due finestre che davano su un mare d'inverno. Quegli occhi avrebbero avuto il potere di raccontare una vita intensa. Quel corpo apparentemente fragile era stato messo alla prova da una vita fatta di fatiche. Non era la Zumba né tantomeno lo yoga power ad aver formato quella statuetta d'ebano ma una vita di fatiche lavorative che oltre a donarle un bel corpo le faceva assumere una postura da principessa.
-Prego?
-Eh?
-Desidera?
-ehm...io sarei...anzi sono la ragazza con cui ha parlato un minuto fa...
-non ho ricevuto nessuna telefonata,non so di cosa...
-ma quale telefonata! Abbiamo parlato poco fa dal balcone,sono la ragazza che abita di fronte
-Ah sì
-Non mi sembra convinto
-Mi perdoni ma soffro di memoria a breve termine e capita a volte...non so come spiegare...ha presente un falso contatto?
Un sorriso bianchissimo disse -mi prende in giro,si è pentito di avermi chiesto...
-ma cosa dice!?! Si accomodi,adesso ricordo,lei è la ragazza che stava stendendo i panni e che abita proprio qua di fronte,la prego entri.
L'uomo pur non rispettando nessun canone di bellezza si poteva definire un bell'uomo. Palpebra sinistra leggermente abbassata per un occhio attento.
Era asimmetrico in tutto con un andamento dinoccolato e a tratti spezzato dall'imbarazzo.Più che altro uno di quei uomini con il potere di passare inosservati per poi ricomparire nei ricordi di chi ha avuto un contatto con lui. Lasciava un segno che diventava sempre più nitido con il passare del tempo. Un fascino a lento rilascio.
L'appartamento era tappezzato di libri. I veri proprietari di quella casa. Vincono gli immortali e lui non lo era mentre le parole risuonano per l'eternità passando da uomo a uomo,da popolo a popolo.
-Certo che per essere un uomo con problemi di memoria a breve termine legge parecchio. Non riesco a capire come faccia. Il senso.
-Lei suona uno strumento?
-No,perché me lo chiede?
-Sa leggere uno spartito?
-No
-però ascolta Chopin e Bethoven. Lo so perché le note arrivano fino al mio balcone
-Non la seguo
-Veda,anche le parole hanno una loro musicalità ed io ascolto quella. I tempi le cadenze le rime una parola onomatopeica. Il battito del cuore di un innamorato come un armonia tribale. Il pianto di un bimbo come un violino impazzito. Il flamenco di una spesa al mercato. Chitarra e basso per un amplesso impetuoso.
Quello non era più un incontro destinato ad essere dimenticato. Quell'uomo era riuscito a far vibrare le corde della sua anima. Ne poteva sentire le carezze e lei sarebbe stata pelle di tamburo.
-Zucchero?
-si,grazie
Uno sguardo scavalco la donna per posarsi su un punto indefinito
-Si sta chiedendo chi sono,vero?
-Le ho già parlato,del mio problema...
-Si,ne ha già parlato,come fa a vivere? Insomma come riesce a convivere con questo andicap?
-Vivo di ottimi attimi signorina...vede...non ci si abitua mai...la presunzione che è in me mi illude che ogni volta è la volta buona finché un dato,un evento,un immagine non rimanga impressa nella mia memoria ma subito dopo scivola via. Ogni tanto ritorna a trovarmi ma il più delle volte non si fa più rivedere.
Il cuore della ragazza premeva sulla gabbia toracica. Come se l'amore di tutto l'universo fosse confluito là dentro. Era bastato un attimo per innamorarsi. Glielo avevano detto e lei non ci aveva mai creduto che potesse accadere a lei e in quel modo. Avrebbe voluto essere la sua pelle,il suo respiro,una custodia per conservarlo. Avrebbe voluto essere tutto per lui. Le sue lacrime il suo sudore. Lo avrebbe divorato,si sarebbe nutrita del suo miele. A partire da quel momento il suo essere era suo.
L'essere nelle mani dell'avere.
Sarebbe stata la sua memoria. Gli avrebbe ricordato che odia l'aglio cotto,che la birra gli dà sonnolenza,che odia i politici,che ama i gatti. Lo,avrebbe accarezzato ogni giorno per ricordargli che lei era lì. Avrebbe ripetuto il suo nome ancora,ancora e ancora.
Questo pensava Salvatore mentre piantava per l'ennesima volta un basilico caparbio e suicida:troppa acqua poco sole,troppo sole poca acqua.
Per poter crescere ed evolversi bisognava essere soli.
Nessun legame.
I rapporti erano soltanto una distrazione che lo avrebbero rallentato o accelerato. Insomma non lo avrebbero reso quello che era realmente. Un asociale a velocità moderata. Ma poi,appartenere a chi,a cosa? A un ideale? Gli ideali erano finiti tutti sotto due metri di terra.
Si,c'erano i giovani che ogni tanto passavano sotto il suo balcone. Colorati,vivaci e privi di fondamento. Non era colpa loro. Gli uomini in nero avevano fatto bene il loro lavoro creando abbastanza distrazioni e dipendenze.
Le foglie del suo basilico erano grandi. Più grandi di tutte quelle del vicinato. E il profumo? Bastava sfiorare quei riccioli verdi per essere impregnati di una fragranza che sarebbe stata testimone di giornate assolate e complice di meravigliosi piatti.
Pensò per un attimo ai liguri e si lasciò cullare dai luoghi comuni. Pensò che nei momenti di grande abbondanza,questo popolo meridionale travestito da settentrionale,non aveva goduto della propria ricchezza e che oggi,con una crisi che aveva messo in ginocchio l'intera Italia,si ritrovava con le pezze al culo ugualmente.
Parsimoniosi e con le pezze al culo.
A volte la cicala non ha tutti i torti.
Una voce
-Sono troppo esposte-
Salvatore mosse soltanto i globi oculari.Non riusciva a capire da dove venisse quella voce. Una specie di eco o per essere precisi risonanza faceva in modo che quelle parole provenissero da tutte le direzioni. Avrebbe potuto essere la madonna se non fosse stato ateo e invece era la la sua vicina che un palazzo anni '60 costruito a ferro di cavallo le dava di diritto un valore aggiunto di dirimpettaia.
Un vento giocoso di lenzuola la rendevano visibile ed invisibile.
Il vento.
Il vento per lui era un acerrimo nemico. Bastava un filo di vento per infiammare il suo setto nasale e donargli un mal di testa che si sarebbe fatto trascinare per l'intera giornata.
-Dicevo,è troppo esposto...il basilico intendo. Dovrebbe creare un paravento per le piccole-
Un paravento?
Cinque dita a pettine tirarono su un ciuffo biondo cenere.
-anche loro con problemi di sinusite?-
-Sinusite?-
-lasci perdere,a volte dimentico il principio fondamentale di una buona battuta
-ovvero?
-che l'interlocutore deve avere un numero di dati sufficienti per poter godere di una battuta
-quindi oltre ad essere una persona introversa soffre anche di sinusite?
-sembrerebbe anzi è
-a pensarci bene non sono un introverso e glielo dimostrerò invitandola a prendere un caffè da me. Corretto
-per carità,non bevo alcolici
-parlavo di me...sono una persona corretta e quindi può abbassare tutte le sue difese e venire a casa mia a bere un ottimo caffè farcito di chiacchiere e amenità varie.
Nessuna esitazione.
-arrivo
L'appartamento era in perfetto ordine tranne per una moltitudine di libri che non riuscivano a trovare la giusta collocazione.Questa moltitudine di tomi prendeva la forma di torri pendenti,scale inclinate e ponti cedevoli.
Aprì la porta e si trovò davanti due finestre. Da lontano non si era accorto che la ragazza che aveva di fronte possedeva due finestre che davano su un mare d'inverno. Quegli occhi avrebbero avuto il potere di raccontare una vita intensa. Quel corpo apparentemente fragile era stato messo alla prova da una vita fatta di fatiche. Non era la Zumba né tantomeno lo yoga power ad aver formato quella statuetta d'ebano ma una vita di fatiche lavorative che oltre a donarle un bel corpo le faceva assumere una postura da principessa.
-Prego?
-Eh?
-Desidera?
-ehm...io sarei...anzi sono la ragazza con cui ha parlato un minuto fa...
-non ho ricevuto nessuna telefonata,non so di cosa...
-ma quale telefonata! Abbiamo parlato poco fa dal balcone,sono la ragazza che abita di fronte
-Ah sì
-Non mi sembra convinto
-Mi perdoni ma soffro di memoria a breve termine e capita a volte...non so come spiegare...ha presente un falso contatto?
Un sorriso bianchissimo disse -mi prende in giro,si è pentito di avermi chiesto...
-ma cosa dice!?! Si accomodi,adesso ricordo,lei è la ragazza che stava stendendo i panni e che abita proprio qua di fronte,la prego entri.
L'uomo pur non rispettando nessun canone di bellezza si poteva definire un bell'uomo. Palpebra sinistra leggermente abbassata per un occhio attento.
Era asimmetrico in tutto con un andamento dinoccolato e a tratti spezzato dall'imbarazzo.Più che altro uno di quei uomini con il potere di passare inosservati per poi ricomparire nei ricordi di chi ha avuto un contatto con lui. Lasciava un segno che diventava sempre più nitido con il passare del tempo. Un fascino a lento rilascio.
L'appartamento era tappezzato di libri. I veri proprietari di quella casa. Vincono gli immortali e lui non lo era mentre le parole risuonano per l'eternità passando da uomo a uomo,da popolo a popolo.
-Certo che per essere un uomo con problemi di memoria a breve termine legge parecchio. Non riesco a capire come faccia. Il senso.
-Lei suona uno strumento?
-No,perché me lo chiede?
-Sa leggere uno spartito?
-No
-però ascolta Chopin e Bethoven. Lo so perché le note arrivano fino al mio balcone
-Non la seguo
-Veda,anche le parole hanno una loro musicalità ed io ascolto quella. I tempi le cadenze le rime una parola onomatopeica. Il battito del cuore di un innamorato come un armonia tribale. Il pianto di un bimbo come un violino impazzito. Il flamenco di una spesa al mercato. Chitarra e basso per un amplesso impetuoso.
Quello non era più un incontro destinato ad essere dimenticato. Quell'uomo era riuscito a far vibrare le corde della sua anima. Ne poteva sentire le carezze e lei sarebbe stata pelle di tamburo.
-Zucchero?
-si,grazie
Uno sguardo scavalco la donna per posarsi su un punto indefinito
-Si sta chiedendo chi sono,vero?
-Le ho già parlato,del mio problema...
-Si,ne ha già parlato,come fa a vivere? Insomma come riesce a convivere con questo andicap?
-Vivo di ottimi attimi signorina...vede...non ci si abitua mai...la presunzione che è in me mi illude che ogni volta è la volta buona finché un dato,un evento,un immagine non rimanga impressa nella mia memoria ma subito dopo scivola via. Ogni tanto ritorna a trovarmi ma il più delle volte non si fa più rivedere.
Il cuore della ragazza premeva sulla gabbia toracica. Come se l'amore di tutto l'universo fosse confluito là dentro. Era bastato un attimo per innamorarsi. Glielo avevano detto e lei non ci aveva mai creduto che potesse accadere a lei e in quel modo. Avrebbe voluto essere la sua pelle,il suo respiro,una custodia per conservarlo. Avrebbe voluto essere tutto per lui. Le sue lacrime il suo sudore. Lo avrebbe divorato,si sarebbe nutrita del suo miele. A partire da quel momento il suo essere era suo.
L'essere nelle mani dell'avere.
Sarebbe stata la sua memoria. Gli avrebbe ricordato che odia l'aglio cotto,che la birra gli dà sonnolenza,che odia i politici,che ama i gatti. Lo,avrebbe accarezzato ogni giorno per ricordargli che lei era lì. Avrebbe ripetuto il suo nome ancora,ancora e ancora.
Alla fine cos'è l'amore se non ripetere per sempre le stesse parole.
Ti Amo
Maurizio D'Armetta
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