La lettera
Il dirigente scrive alla Regione:
"Per favore, fatemi lavorare"
"Per favore, fatemi lavorare"
Sabato
15 Febbraio 2014 - 18:12 di Accursio Sabella
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Ugo
Arioti, uno dei 1.800 dirigenti regionali racconta la propria storia, al limite
del paradosso: "Sono parcheggiato all'assessorato Famiglia. Non ho alcun
incarico. Ho risposto a tutti gli atti di interpello. Ma si preferisce
scegliere gli 'amici".
PALERMO - Quindici pagine di curriculum per chiedere alla Regione:
“Per favore, fatemi lavorare”. Un dirigente regionale
scrive al nostro giornale. Ha appena letto la notizia che riporta l'avviso
pubblicato dall'amministrazione alla ricerca di esperti esterni nel settore dei
trasporti. Ma Ugo Arioti, dirigente del dipartimento Famiglia, racconta: “Ho
risposto a tutti gli atti di interpello, ho scritto per ricevere un incarico. E
invece, resto parcheggiato qui in assessorato”.
“Credo – scrive il dirigente alla nostra redazione - che in una
fase come questa, in cui c'è un gran bisogno che l'apparato amministrativo
regionale funzioni per rilanciare e seguire, direi anche accompagnare, lo sviluppo
socio-economico regionale, non ci si possa permettere di mettere in posteggio
centinaia di dirigenti che hanno sempre svolto la loro attività istituzionale
con il massimo impegno e con la consapevolezza del ruolo svolto, impermeabili a
qualsiasi compromesso per fare carriera. Io – racconta Arioti - nel 1991 sono
entrato in Regione e ho sempre fatto quello che era possibile e impossibile,
talvolta, fare con quello che l'amministrazione mi metteva a disposizione in
risorse umane e attrezzature. Ho sviluppato programmi e software ancora oggi in
uso e faccio parte della "società degli innovatori della P.A."”.
Ma alla Regione, a quanto pare, le competenze del dirigente,
ripercorse in un chilometrico curriculum vitae, non servono. “Questa
guida politica della Regione – spiega sempre il dirigente - non solo è sorda e
cieca alla meritocrazia e preferisce 'l'amico', ma è del tutto priva di
coscienza organizzativa e di organizzazione del lavoro. Così non va avanti una
Regione a Statuto Speciale e, cosa ahimè più grave, si lasciano ampi spazi di
manovra alle speculazioni mafiose e al qualunquismo”.
La lettera al nostro giornale, a dire il vero, è solo l'ultimo
“passo” compiuto dal dirigente, che pochi giorni fa aveva
inviato una chiarissima, seppur pacata, richiesta a Gianni Silvia, capo di
gabinetto del presidente della Regione Crocetta. “Mi chiamo Ugo Arioti e faccio
parte della dirigenza della Regione Siciliana, in atto mi trovo senza contratto
o proposta di contratto presso il Dipartimento della Famiglia”. Così inizia la
nota inviata a Silvia. “Non ho ricevuto – prosegue - alcuna indicazione in
merito alla decisione di affidare ad interim l'Unità di Staff di cui ero
responsabile (UMC Unità di staff n°2 - Famiglia) e, pur avendo risposto a tutti
gli atti di interpello possibili, ancora oggi, mi trovo, con grave danno per
l'amministrazione, posteggiato presso il dipartimento Famiglia dal quale le sto
scrivendo e dal quale non ho ricevuto, nonostante la mia richiesta, anche
formale, nessuna indicazione o incarico altro”.
Il dirigente sta lì, quindi. Parcheggiato. Nonostante non ne abbia alcuna voglia. E nonostante avesse risposto a tutti i tentativi con i quali la Regione ha cercato professionalità interne all'amministrazione stessa. “La mia inattività – prosegue Arioti - è improduttività per l'apparato amministrativo. Non volendo entrare nel merito delle responsabilità del Centro di Responsabilità al quale appartengo e avendo sempre dato il mio contributo all'organizzazione e allo sviluppo delle attività istituzionali affidatemi, Le chiedo, di grazia, di leggere il mio curriculum e ove Ella lo ritenesse opportuno e utile, di affidarmi un incarico permettendomi di dare il mio modesto contributo allo svolgimento delle attività istituzionali. Non le sto chiedendo – prosegue Arioti - di rivestire incarichi più remunerativi del mio, perché mi rimetto alla sua visione e alle istanze utili e importanti che l'amministrazione può affidare ad un architetto e che Ella certamente meglio di me ha la capacità di stabilire e organizzare”. Come dire, in una frase, “cara Regione, per favore, fammi lavorare”.
Il dirigente sta lì, quindi. Parcheggiato. Nonostante non ne abbia alcuna voglia. E nonostante avesse risposto a tutti i tentativi con i quali la Regione ha cercato professionalità interne all'amministrazione stessa. “La mia inattività – prosegue Arioti - è improduttività per l'apparato amministrativo. Non volendo entrare nel merito delle responsabilità del Centro di Responsabilità al quale appartengo e avendo sempre dato il mio contributo all'organizzazione e allo sviluppo delle attività istituzionali affidatemi, Le chiedo, di grazia, di leggere il mio curriculum e ove Ella lo ritenesse opportuno e utile, di affidarmi un incarico permettendomi di dare il mio modesto contributo allo svolgimento delle attività istituzionali. Non le sto chiedendo – prosegue Arioti - di rivestire incarichi più remunerativi del mio, perché mi rimetto alla sua visione e alle istanze utili e importanti che l'amministrazione può affidare ad un architetto e che Ella certamente meglio di me ha la capacità di stabilire e organizzare”. Come dire, in una frase, “cara Regione, per favore, fammi lavorare”.
Aggiungo solo una cosa: Mio nonno, buon anima mi ripeteva sempre: Il Pesce puzza dalla testa.
Se non ci organizziamo per fare argine a questa marea di fango i nostri figli non avranno altra speranza che espatriare.
Ugo Arioti
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