mercoledì 4 marzo 2015

L'Antimafia di facciata





"Io parlo ai ragazzi nelle scuole. Questa è antimafia di facciata. Legalità è diventata ormai una parola con cui riempirsi la bocca. Sono sconcertata e purtroppo non da ora. Anche per questo sono in silenzio ormai da diverso tempo". Sono parole dure e amare quelle diRita Borsellino, già europarlamentare e presidente del 'Centro studi Paolo Borsellino', in un'intervista a "La Repubblica", a cura di Alessandra Ziniti, sull'arresto di Roberto Helg. "Dobbiamo ammetterlo, è più onesto: prendiamo atto che c'è parte della società che ha fatto della legalità una convenienza e io con questa antimafia delle apparenze non voglio avere nulla a che fare".

Non usa mezzi termini Rita Borsellino, già da qualche mese fuori dalla scena politica e mediatica, che come sua consuetudine sceglie la via della sobrietà. Al termine del suo mandato da deputato europeo – lo scorso giugno - Rita Borsellino, è tornata alla sua 'attività principale', così come ama definirla - ma già molto tempo prima aveva preso le distanze dalle bagarre politica e dalle passerelle dell'antimafia dei professionisti – è tornata a quello che faceva fin dal'92, anno delle stragi, ovvero prima di entrare in politica, e cioè andare in giro per le scuole di ogni ordine e grado in Italia e diffonere un messaggio di legalità, così come lo intendeva il fratello, 'formare le coscienze', là, nella scuola, dove i ragazzi crescono e apprendono, 'in mezzo alle nuove generazioni'. 

"Dare giudizi personali è sempre molto difficile, ma questa è una valanga che crea sconcerto nell'opinione pubblica. Ed è una realtà che purtroppo potrebbe spingere a buttare l'acqua sporca con tutto il bambino. E questo sarebbe pericolosissimo. Cosa c'è che non funziona sotto le bandiere dell'antimafia? Il movimento antimafia è nato spontaneamente in Sicilia sull'onda emotiva delle stragi del '92. C'è tanta gente che si è messa in gioco, che ha sacrificato il suo tempo e il suo lavoro per educare alla legalità i bambini, i ragazzi. E purtroppo, per quanto sia doloroso dirlo, evidentemente c'è altra gente che all'ombra di questa bandiera ha costruito i propri interessi. Purtroppo con il passare degli anni questa parola, legalità, è diventata solo una parola di cui riempirsi la bocca.Io penso a chi pronuncia questa parola – spiega – a proprio uso e consumo in convegni e interviste e a chi invece ha immolato al profondissimo concetto del rispetto della legge la propria vita. E lo ha fatto in profonda solitudine. Ecco, ai nostri ragazzi dobbiamo dire che gli unici esempi da seguire purtroppo sono quelli che non ci sono più. Ci vorrebbe un sussulto di consapevolezza, un po' di dignità, un rigurgito di senso di responsabilità. Dobbiamo essere noi i primi ad isolare questa gente".

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