“Noi siamo come nani
sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di
quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la
nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura
dei giganti ai quali ci appoggiamo".
« Je voudrais être amené devant le Dauphin, Charles.
Je viens de Domremy et sont directe,
si notre Seigneur Jésus-Christ veut, à Orléans ».
Afrodite
iperuranica
ovvero
dell'Amore e della Fede
Messer Biggio e lo Aligheri conversando pel margine dell'Arno
< Messere, son molto
in preoccupazione per questo vostro amabile manierismo intriso d’amore che è in
ogni vostro verso. Vedete, il pensiero della Chiesa …> < Il pensiero
della Chiesa? Indi non viene ancora prima della vita l’Amore divino, oh
Biggio?> < Al dunque, son tormentato dal monsignor …> < Restate
muto c’ho veduto un tale! “Siete voi qui, ser Brunetto?... ché ‘n la mente m’è fitta, e or m’accora,/ la cara e
buona imagine paterna/ di voi quando nel mondo ad ora ad ora/ m’insegnavate
come l’uom s’etterna” Qual grossa perdita
pel Mondo Nostro e per l’amore di veritate! E m’esortava il poeta a me dicendo,
nonostante non potea parlar con lui di andare avanti e giungere alla sommità
dell’impresa! Oh Biggio, che vi preoccupate?>
E, camminando camminando, rimuginava lento
la risposta del fu filosofo fiorentino, dolce e forte allo stesso tempo che lo
incoraggiava e lo spronava dicendogli:“veggendo il cielo a te così benigno … tiene ancor del
monte e del macigno”. Allo stesso tempo
non riusciva, seppur era lui stesso per ragioni controverse e interiori a porlo
in quell’inferno, a comprenderne la collocazione. Brunetto Latini, grande
insegnante di armonia repubblicana e di vita. Ecco la vita, forse. Restava per
lui, poeta e sognatore, un grande riferimento nel bene e nel male.
Lui, che si accompagnava a Virgilio,
maestro e guida, era pur sempre uomo del suo tempo e fratello della confraternita dei
Fedeli d'Amore. Quasi fosse uno stilnovista! Giovanni Villani nella sua
«Cronica» (1308) ne fa un telegrafico accenno ricordando che «una nobile corte»
vestita di bianco sfilò in corteo dietro «un signore detto dell'Amore» durante
la festa di S. Giovanni svoltasi a Firenze nel giugno del 1283 e in quell’assise
videro il suo volto apparire e scomparire tra due magnifiche donne. Ciò era
pericoloso, ma libero era l’uomo e la sua fantasia e non temeva che l’inganno
altrui.
(1)
Ugo Arioti
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