giovedì 27 marzo 2014

AFRODITE IPERURANICA ( rubrica letteraria a cura di Ugo Arioti)

Iperuranismo militante:

“Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo".

« Je voudrais être amené devant le Dauphin, Charles. Je viens de Domremy et sont directe, si notre Seigneur Jésus-Christ veut, à Orléans ».

Afrodite iperuranica

ovvero dell'Amore e della Fede
Messer Biggio e lo Aligheri conversando pel margine dell'Arno


< Messere, son molto in preoccupazione per questo vostro amabile manierismo intriso d’amore che è in ogni vostro verso. Vedete, il pensiero della Chiesa …> < Il pensiero della Chiesa? Indi non viene ancora prima della vita l’Amore divino, oh Biggio?> < Al dunque, son tormentato dal monsignor …> < Restate muto c’ho veduto un tale!Siete voi qui, ser Brunetto?... ché ‘n la mente m’è fitta, e or m’accora,/ la cara e buona imagine paterna/ di voi quando nel mondo ad ora ad ora/ m’insegnavate come l’uom s’etterna” Qual grossa perdita pel Mondo Nostro e per l’amore di veritate! E m’esortava il poeta a me dicendo, nonostante non potea parlar con lui di andare avanti e giungere alla sommità dell’impresa! Oh Biggio, che vi preoccupate?>

E, camminando camminando, rimuginava lento la risposta del fu filosofo fiorentino, dolce e forte allo stesso tempo che lo incoraggiava e lo spronava dicendogli:“veggendo il cielo a te così benignotiene ancor del monte e del macigno”. Allo stesso tempo non riusciva, seppur era lui stesso per ragioni controverse e interiori a porlo in quell’inferno, a comprenderne la collocazione. Brunetto Latini, grande insegnante di armonia repubblicana e di vita. Ecco la vita, forse. Restava per lui, poeta e sognatore, un grande riferimento nel bene e nel male.

Lui, che si accompagnava a Virgilio, maestro e guida, era pur sempre uomo del suo tempo e fratello della confraternita dei Fedeli d'Amore. Quasi fosse uno stilnovista! Giovanni Villani nella sua «Cronica» (1308) ne fa un telegrafico accenno ricordando che «una nobile corte» vestita di bianco sfilò in corteo dietro «un signore detto dell'Amore» durante la festa di S. Giovanni svoltasi a Firenze nel giugno del 1283 e in quell’assise videro il suo volto apparire e scomparire tra due magnifiche donne. Ciò era pericoloso, ma libero era l’uomo e la sua fantasia e non temeva che l’inganno altrui.
 
(1)
 
Ugo Arioti

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