Il
caso La disputa sull'eredità del marchese Gerini
«Così mi truffarono»
Salesiani, Bertone sentito in Vaticano
Salesiani, Bertone sentito in Vaticano
Per due ore davanti
ai pubblici ministeri
ROMA - Oltre due
ore di interrogatorio nella sede della Nunziatura Apostolica. Il segretario di
Stato Vaticano Tarcisio Bertone, risponde alle domande dei magistrati romani
che indagano sulla presunta estorsione subita dai responsabili dei Salesiani. E
ribadisce di essere stato truffato, quando caldeggiò l'accordo extragiudiziale
per chiudere la controversia che opponeva i nipoti del marchese Gerini alla
Fondazione che porta il suo nome, erede di tutti i beni poi confluiti nella
Congregazione salesiana. Conferma anche il nome del prelato che avrebbe preso
«mazzette» proprio per coinvolgerlo nella trattativa: si tratta di don Manlio
Sodi, presidente della Pontificia Accademia della Teologia.
L'inchiesta sul dissesto finanziario dell'ordine
ecclesiastico fondato da San Giovanni Bosco arriva dunque a una fase cruciale.
L'audizione si è svolta ieri pomeriggio di fronte al procuratore Giuseppe
Pignatone e al sostituto Paola Filippi, entrati nella Santa Sede perché, come
prevede il codice di procedura penale quando si tratta di ascoltare la
deposizione di un capo di Stato o di un diplomatico, spetta a lui scegliere il
luogo dell'incontro. Era stato l'avvocato Michele Gentiloni Silveri con la sua
istanza presentata agli inizi di febbraio a far riaprire il fascicolo già
finito in archivio. In una memoria di circa venti pagine aveva infatti elencato
i risultati degli accertamenti svolti dalla gendarmeria vaticana sulle
«manovre» che sarebbero state compiute proprio per far chiudere l'accordo tra
le parti. E si era fatto portavoce della richiesta del cardinal Bertone di
rilasciare dichiarazioni a verbale.
Dura da 23 anni la disputa sull'eredità del
marchese. In realtà nel giugno 2007 viene siglato un patto che sembra aver
chiuso la vicenda: la Fondazione riconosce 5 milioni agli eredi di Gerini e 16
milioni a un faccendiere siriano che ha agevolato il negoziato. Il mediatore è
Carlo Moisè Silvera che ottiene un ulteriore vantaggio visto che chiede e
ottiene una provvigione che dovrà essere fissata quando sarà completato
l'inventario dell'intero patrimonio. Viene così nominata una commissione
presieduta dall'avvocato Carlo Zanfaglia che stima il valore totale dei beni in
658 milioni di euro e dunque Silvera fissa il suo prezzo a 99 milioni.
La Fondazione rifiuta di pagare e Silvera si
rivolge al tribunale di Milano che gli dà ragione ordinando il sequestro dei
beni dei Salesiani per un totale di 130 milioni di euro, interessi compresi. A
questo punto la Fondazione presenta una denuncia sostenendo di essere stata
truffata da Silvera e da altri professionisti che si sono occupati della
vicenda, ma la procura di Roma chiede l'archiviazione dell'indagine ritenendo
regolare l'accordo.
Bertone decide allora di intervenire personalmente. Si
rivolge all'avvocato Gentiloni Silveri - che già cura gli interessi della
Fondazione - e invia una lettera ai magistrati nella quale afferma di aver dato
«il consenso alla soluzione negoziale, ma ho scoperto soltanto dopo che il
valore del patrimonio era stato gonfiato a dismisura per aumentare la somma
destinata a Silvera depauperando e umiliando l'attività benefica della
Congregazione». I giudici non credono a questa tesi, l'inchiesta viene
archiviata.
Due mesi fa, il colpo di scena. Gentiloni porta ai
pubblici ministeri la deposizione di don Manlio Sodi che ammette di aver preso
soldi da Silvera per farlo incontrare con il cardinal Bertone. Consegna l'esito
di alcuni accertamenti bancari effettuati dalla gendarmeria vaticana. Chiede la
riapertura del fascicolo e soprattutto sollecita la deposizione di Bertone
«oltre che per le necessità istruttorie del caso, anche per sottolineare la
doverosa esigenza di fare ogni sforzo per accertare se sia conforme a giustizia
o meno che l'enorme somma di cui si tratta debba essere sottratta a scopi
benefici della Chiesa cattolica».
Pignatone dispone nuove verifiche e ieri entra in Vaticano per ascoltare la versione del segretario di Stato.
Fiorenza SarzaniniPignatone dispone nuove verifiche e ieri entra in Vaticano per ascoltare la versione del segretario di Stato.
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