Fin dall’alba del pensiero classico si è dibattuto il principio dell’etica della comunicazione, come cardine di ogni costruzione umana e come elemento di crescita delle società. La sua importanza non può essere “dimenticata” perché è il motore di trasmissione delle idee e del progresso umano, ma è anche un metodo di ascolto e risposta. L’importanza, quindi, dell’etica della comunicazione è essenziale per creare una società “sana” e capace di svilupparsi senza lasciare indietro nessuno, riferimento di ogni Democrazia sociale vera.
L’etica, purtroppo, oggi non è di moda. Ogni considerazione morale è trascurata, dimenticata. Nei rari casi in cui se ne parla è considerata, con disprezzo, “moralismo”. Uno dei fenomeni di involuzione e decadenza della società in cui viviamo è proprio la perdita dei valori etici. L’elemento principe di questa involuzione è il Profitto, la potenza finanziaria. Nella nostra società occidentale il profitto è diventato l’unica misura di valore. Anzi, se il profitto è a scapito del bene generale, e in violazione dei fondamentali principi di etica e correttezza, il “successo” così ottenuto è ossequiato, diventa “santificante” e rende ininfluente ogni altra considerazione. Bisogna, allora, chiarire che non c’è una contraddizione assoluta e inderogabile fra il successo di un’impresa umana e i valori etici. Non si deve perseguire il Profitto mettendo da parte l’etica del suo ottenimento e delle tecniche e metodologie che lo hanno preparato e ne hanno permesso il raggiungimento. L’etica non rifiuta come “perversa” in assoluto la logica del profitto. Ottenere buoni e durevoli profitti si può comportandosi in modo eticamente corretto – o anche umanamente “generoso”, cioè con un impegno morale, umano e civile superiore a gli “obblighi” di legge o di costume e a una definizione “minima” di eticità. Questo ragionamento ci porta ad altre due porte del pensiero: La retorica e la maieutica. Le approfondiremo in un altro ragionamento, ma, intanto, voglio in maniera sintetica accennarle perché sono la chiave di lettura dell’evoluzione delle società umane.
La retorica non intesa nel senso in cui questa parola è abitualmente usata in italiano (enfasi formale, vacuità di contenuti) tratta, al contrario, di teoria e metodologia sistematica dell’argomentazione – come la concepiva Aristotele, ma, anche così intesa, ha un valore limitato se non la si concepisce come un elemento di quel sistema più esteso e complesso che è la comunicazione.
La Maieutica significa prima di tutto ascoltare e capire, definire con chiarezza su che cosa si sta comunicando e con quale linguaggio. La domanda che usava fare Socrate, ti estì, “che cos’è”, può migliorare molto la qualità della comunicazione – ma può anche indurre alla somministrazione della cicuta, perché la chiarezza e la trasparenza non sono sempre gradite. Noi siciliani abbiamo un grande e fulgido esempio di costruzione maieutica in un uomo che ha ricostruito l’importanza sociale degli “ultimi” e degli “umili” nella società moderna che perde valori e si appesantisce di disvalori come il consumismo e la cultura mafiosa. Questo grande è stato Danilo Dolci.
Questi sono appunti e certamente aprono un dibattito e non lo possono racchiudere tutto, ma credo sia importante definire il campo in cui ci muoviamo per stabilire il primato della verità sociale e della comunicazione etica.
Ugo Arioti
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