Proseguiamo il nostro cammino
attraverso la Bellezza e la Natura con un brano di Joseph Tham sull’Etica della
Bellezza. Tutto visto da occhi contemporanei e con la storicizzazione del
pensiero “leggero” che interviene nel contesto assumendone i caratteri e
trovando il genius della secolarizzazione dell’Etica. Il brano si rivolge alla
bellezza nella vita degli uomini.
Redazione Secem
Etica della Bellezza di Joseph
Tham,
La cultura odierna è giustamente un
culto delle immagini. Le immagini ci colpiscono ovunque, in televisione, nei
media, nelle strade e nel mercato. Tuttavia, la maggior parte di queste immagini
sono superficiali e come dice il proverbio, «La bellezza è solo superficiale».
L’ossessione per una bellezza estetica in realtà indica un malessere più
profondo: la nostra incapacità di amare davvero e di vedere la bellezza in atti
coraggiosi e sacrificati o nella vita virtuosa. Il corpo umano è bello, ma
spesso è raffigurato solo come una merce da sfruttare e manipolare.
Questo è diventato evidente in
bioetica, quando, per esempio, creare un bambino perfetto mostra la nostra arroganza, il non
accettare la nostra vera condizione umana. Lo vediamo rispecchiato nella mercificazione degli
embrioni e nel commercio del sesso, nel calcolo utilitaristico di valore
personale, e nel turismo della fertilità e maternità surrogata che divengono
mezzi commerciali, ecc. L’autentica dignità della persona umana è spesso
sacrificata sull’altare del profitto economico.
Aristotele parlava delle due capacità
produttive degli esseri umani: techne
e poiesis. La prima è evidenziata dall’uso dell’intelletto,
mentre la capacità tecnica fornisce cose utili per il ben vivere. L’altra è
caratterizzata da una produzione che è “inutile”, ma, non per questo, meno rilevante
per il nostro benessere: lo sport, i giochi, ma soprattutto la poesia, la
musica e le arti. Heidegger è pessimista circa l’attuale enfasi sulla
tecnologia che ci ha imprigionati e accecati. I grandi progressi della
tecnologia hanno paradossalmente creato disagio, angoscia e paura per l’uomo
moderno, eppure sembrano incapaci di staccarci da questa fascinazione sulla techne.
Tutto ciò è molto presente nelle
biotecnologie che ci permettono, non solo di combattere le malattie e
prolungare la vita, ma di creare, manipolare e distruggere la vita stessa.
Questo è il dilemma della modernità, ed è evidente in molti dibattiti attuali
di bioetica.
C’è qualcosa di vero nell’intuizione
heideggeriana che abbiamo bisogno di recuperare l’arte
della poiesis, che ci permetterebbe di contemplare i
nostri successi e riorientare le nostre
strade.
C’è quindi un disperato bisogno di
riscoprire la dimensione spirituale del bello, una bellezza che ci trascende ad
un qualcosa di superiore, di sperare in un bene comune maggiore attraverso un
vissuto etico; bei corpi e una bella vita in cui eros e agape possono
coesistere armonicamente.
Sia Gilson che Guardini, entrambi
citati in questi articoli, parlano sui difficili compiti per
gli artisti. Da un lato, essi sono
chiamati alla responsabilità morale in modo da aiutare l’umanità ad elevare e
trascendere se stessa (da qui i trascendentali) attraverso la creazione di
splendide opere. La creatività artistica è al servizio di una forza positiva
per l’umanità, in modo che possiamo sperare e non perdere la fiducia nel
futuro. Tuttavia, Guardini riconosce la polarità che esiste tra quest’alta
vocazione e le debolezze personali degli artisti che possono contaminare la
loro espressività artistica. Egli li incoraggia ad accettare se stessi ed
assumere questa sfida con serietà morale, che può richiedere il sacrificio e l’umiltà
nel canalizzare la loro creazione artistica verso gli ideali più nobili.
Sotto questa prospettiva, il Concorso
Arte Bioetica è stato un tentativo di mettere insieme
i mondi separati della bioetica e dell’arte.
È stato uno sforzo notevole per gli artisti che possono utilizzare i loro
talenti per parlare con gli spettatori sui valori che ispirano e contribuiscono
al bene comune. Speriamo che questa iniziativa contribuirà a educare gli
artisti e i loro spettatori sull’importanza dell’etica, e aiuti altresì i
bioeticisti ad apprezzare l’arte come un mezzo importante d’impatto sulla
cultura.
Infine, rimane la domanda sul rapporto
tra Dio, la bellezza e l’etica. Si può fare etica o bioetica senza riferimento
a Dio o senza riferimento alla legge naturale? Possiamo parlare del bene e del
bello senza fare riferimento al Bene assoluto e al Bello assoluto? Secondo
Bonaventura, Guardini, Gaudi e Balthazar, la vera arte richiede la fede e senza
la fede, non si può avere la vera arte. Ciò non è facile da riconoscere oggi
tra i circoli artistici, così come
è altrettanto difficile trovare il
ruolo della teologia in etica.
Papa Benedetto ha ripetutamente
suggerito la via pulchritudinis come la strada verso il recupero di significato in epoca
moderna. In un’altra occasione, ha sottolineato il legame tra la bellezza e la
verità che è di grande importanza per le riflessioni bioetiche, «la ragione che
vorrebbe separarsi dalla bellezza sarebbe diminuita, come anche la bellezza
priva di ragione si ridurrebbe a una maschera vuota e illusoria».
Joseph Tham is a Visiting Associate Professor, Sanford School of Public Policy,
Duke University. Dr. Tham is a social sector economist with research interests
in project appraisal, investment analysis, risk management and cash flow
analysis, the economics of health and education, Dr. Tham has extensive
experience on project appraisal and expenditure analysis covering financial,
economic and distribution analysis as well as risk management.
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