giovedì 16 gennaio 2014

Etica della Bellezza


Proseguiamo il nostro cammino attraverso la Bellezza e la Natura con un brano di Joseph Tham sull’Etica della Bellezza. Tutto visto da occhi contemporanei e con la storicizzazione del pensiero “leggero” che interviene nel contesto assumendone i caratteri e trovando il genius della secolarizzazione dell’Etica. Il brano si rivolge alla bellezza nella vita degli uomini.

Redazione Secem

 

Etica della Bellezza  di  Joseph Tham,

 

La cultura odierna è giustamente un culto delle immagini. Le immagini ci colpiscono ovunque, in televisione, nei media, nelle strade e nel mercato. Tuttavia, la maggior parte di queste immagini sono superficiali e come dice il proverbio, «La bellezza è solo superficiale». L’ossessione per una bellezza estetica in realtà indica un malessere più profondo: la nostra incapacità di amare davvero e di vedere la bellezza in atti coraggiosi e sacrificati o nella vita virtuosa. Il corpo umano è bello, ma spesso è raffigurato solo come una merce da sfruttare e manipolare.

Questo è diventato evidente in bioetica, quando, per esempio, creare un bambino perfetto mostra la nostra arroganza, il non accettare la nostra vera condizione umana. Lo vediamo rispecchiato nella mercificazione degli embrioni e nel commercio del sesso, nel calcolo utilitaristico di valore personale, e nel turismo della fertilità e maternità surrogata che divengono mezzi commerciali, ecc. L’autentica dignità della persona umana è spesso sacrificata sull’altare del profitto economico.

Aristotele parlava delle due capacità produttive degli esseri umani: techne e poiesis. La prima è evidenziata dall’uso dell’intelletto, mentre la capacità tecnica fornisce cose utili per il ben vivere. L’altra è caratterizzata da una produzione che è “inutile”, ma, non per questo, meno rilevante per il nostro benessere: lo sport, i giochi, ma soprattutto la poesia, la musica e le arti. Heidegger è pessimista circa l’attuale enfasi sulla tecnologia che ci ha imprigionati e accecati. I grandi progressi della tecnologia hanno paradossalmente creato disagio, angoscia e paura per l’uomo moderno, eppure sembrano incapaci di staccarci da questa fascinazione sulla techne.

Tutto ciò è molto presente nelle biotecnologie che ci permettono, non solo di combattere le malattie e prolungare la vita, ma di creare, manipolare e distruggere la vita stessa. Questo è il dilemma della modernità, ed è evidente in molti dibattiti attuali di bioetica.

C’è qualcosa di vero nell’intuizione heideggeriana che abbiamo bisogno di recuperare l’arte
della poiesis, che ci permetterebbe di contemplare i nostri successi e riorientare le nostre
strade.

C’è quindi un disperato bisogno di riscoprire la dimensione spirituale del bello, una bellezza che ci trascende ad un qualcosa di superiore, di sperare in un bene comune maggiore attraverso un vissuto etico; bei corpi e una bella vita in cui eros e agape possono coesistere armonicamente.

Sia Gilson che Guardini, entrambi citati in questi articoli, parlano sui difficili compiti per
gli artisti. Da un lato, essi sono chiamati alla responsabilità morale in modo da aiutare l’umanità ad elevare e trascendere se stessa (da qui i trascendentali) attraverso la creazione di splendide opere. La creatività artistica è al servizio di una forza positiva per l’umanità, in modo che possiamo sperare e non perdere la fiducia nel futuro. Tuttavia, Guardini riconosce la polarità che esiste tra quest’alta vocazione e le debolezze personali degli artisti che possono contaminare la loro espressività artistica. Egli li incoraggia ad accettare se stessi ed assumere questa sfida con serietà morale, che può richiedere il sacrificio e l’umiltà nel canalizzare la loro creazione artistica verso gli ideali più nobili.

Sotto questa prospettiva, il Concorso Arte Bioetica è stato un tentativo di mettere insieme
i mondi separati della bioetica e dell’arte. È stato uno sforzo notevole per gli artisti che possono utilizzare i loro talenti per parlare con gli spettatori sui valori che ispirano e contribuiscono al bene comune. Speriamo che questa iniziativa contribuirà a educare gli artisti e i loro spettatori sull’importanza dell’etica, e aiuti altresì i bioeticisti ad apprezzare l’arte come un mezzo importante d’impatto sulla cultura.

Infine, rimane la domanda sul rapporto tra Dio, la bellezza e l’etica. Si può fare etica o bioetica senza riferimento a Dio o senza riferimento alla legge naturale? Possiamo parlare del bene e del bello senza fare riferimento al Bene assoluto e al Bello assoluto? Secondo Bonaventura, Guardini, Gaudi e Balthazar, la vera arte richiede la fede e senza la fede, non si può avere la vera arte. Ciò non è facile da riconoscere oggi tra i circoli artistici, così come
è altrettanto difficile trovare il ruolo della teologia in etica.

Papa Benedetto ha ripetutamente suggerito la via pulchritudinis come la strada verso il recupero di significato in epoca moderna. In un’altra occasione, ha sottolineato il legame tra la bellezza e la verità che è di grande importanza per le riflessioni bioetiche, «la ragione che vorrebbe separarsi dalla bellezza sarebbe diminuita, come anche la bellezza priva di ragione si ridurrebbe a una maschera vuota e illusoria».

 Brevi biografiche:

 Joseph Tham is a Visiting Associate Professor, Sanford School of Public Policy, Duke University. Dr. Tham is a social sector economist with research interests in project appraisal, investment analysis, risk management and cash flow analysis, the economics of health and education, Dr. Tham has extensive experience on project appraisal and expenditure analysis covering financial, economic and distribution analysis as well as risk management.

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