Il Trionfo di San Benedetto nella faccia di
Belzebù ( Ugo Arioti@2014)
Giornata
uggiosa. Arriviamo con il pullman a Perugia, ci fanno fare un giro turistico
veloce, poi la biondona vichinga che guida il gruppo di noi turisti in semilibertà
ci indica un luogo e ordina al conducente di lasciarci proprio davanti alla
Chiesa che stava descrivendo. A sentirla parlare di questo monumento e dei suoi
gioielli, ne l’incuria dello Stato Italiano, ne le razzie subite nel tempo da
francesi e tedeschi, scesi da conquistatori in Italia, ne avevano ridotto di
molto il tesoro d’arte a corredo; il perché stava tutto scritto in un quadro
del Vassilacchi, un pittore veneziano del seicento. Si, insomma, morto a
Venezia, ma pare, a sentire Inge la nostra guida nordica, che fosse un greco. (Vassilacchi
chi era costui?) A forza cercai di svegliarmi con il caffè del termos che
aveva portato la mia amica del cuore Rossella. Portava tutto lei, organizzava,
aderiva e mi conduceva in queste sue escursioni artistico – culturali. Un modo
come un altro per far passare un po’ di tempo in maniera diversa. Proprio così
diceva: “in maniera diversa”! Ros
amava due cose nella vita, una era l’arte misteriosa e il mistero dell’arte e l’altra
…. Non c’è bisogno di menzionarla. Sempre un arte è, antica come il Mondo e la
razza umana! Finalmente il torpedone arrivò nei pressi della Chiesa e, quasi
ordinatamente, come un gregge di pecore, scendemmo dall’autobus e ci adunammo
intorno ad Inge!
- La
Basilica di S. Pietro in Perugia merita interesse per il ciclo pittorico di
Antonio Vassilacchi detto l’Aliense riguardante episodi della vita di Cristo
con riferimenti al Vecchio Testamento. Si tratta di dieci tele, collocate
cinque per parte ai lati della navata centrale, commissionate dall’Abate
Giacomo di San Felice di Salò. Il Vassilacchi le realizzò a Venezia tra il 1591
e il 1611. Per favore state vicini e seguitemi attentamente. Grazie!-
Entrammo
nella Casa del Signore cercando di non dare troppo fastidio alle sorelle in
preghiera nei primi banchi e ai pochi fedeli in meditazione. Il sacrestano si
avvicinò ad Inge e ne ricevette, come risposta già conosciuta e formalizzata in
centinaia di visite precedenti, una banconota da venti euri, quindi accese le
luci delle pareti laterali dove si trovavano i quadri che la nostra guida ci
aveva annunziato.
- Prima
di cominciare vi do qualche informazione necessaria a capire lo stile e l’arte
del pittore greco che dipinse queste tele tra la fine del XVI° secolo e l’inizio
del XVII°.l’Aliense si è formato alla scuola del Veronese e di Tintoretto e
l’influsso di quest’ultimo si vede affiorare palesemente specialmente nella
tela che raffigura il battesimo di Gesù. Osservate le fattezze del bambino Dio
e la lirica dello sfondo veneziano, quasi lagunare per i colori e per le
movenze. Ma questo non è il quadro che vi avevo accennato a cui ora arriviamo. Mettetevi
a semicerchio intorno a me e fate silenzio così tutti possono sentire senza sforzo
le mie parole. – tirò dritto Inge.
- Ehi Ros, ma chi è questo Vassilacchio?-
Le chiesi sottovoce.
- Zitto e ascolta. – fu la sua risposta
perentoria.
- No! Volevo solo … - Non feci a tempo a completare la frase che mi
arrivò dritto dritto sulla caviglia un calcione di punta. Rossella non gradiva
il mio intervento, era evidente. Così glissai.
- No, grazie!-
- Allora possiamo continuare?- Disse
lapidaria Inge con uno sguardo inceneritore.- Si, certo … - balbettai, mentre storcevo il muso per il dolore alla caviglia del primo calcio e del secondo, la replica, che Rossella mi assestò per invitarmi a non commentare più e a seguire in religioso silenzio le descrizioni di Inge.
- C’è un quadro, sconosciuto ai più perché ostico
alle guide turistiche italiane. Quello che stiamo vedendo. Rappresenta il Trionfo dell'Ordine dei Benedettini, e
raffigura Santi, Papi, Cardinali, Vescovi Abati e fondatori di Ordini correlati
quali Camaldolesi, Silvestrini e altri ordini che contornano San Benedetto da
Norcia. Avete capito bene San Benedetto da Norcia. Questo quadro è la più
grande tela del mondo, come potete vedere, occupa tutta la parte superiore
della parete di ingresso interna della chiesa.-
- Alla faccia!- mi scappò e un altro calcio
alla caviglia ferita.
La faccia di Inge non si scompose. Era abituata
a queste esternazioni, forse anche peggiori.
- Allora fate ben attenzione! Questo è il Trionfo dell’Ordine Benedettino di
Antonio Vassilacchi. Fu dipinto nel 1592 dall’Aliense
per ordine dell’Abate Giacomo di San Felice, abbate di San Giorgio
di Venezia che si trovava a Perugia per un periodo di riposo e meditazione. Mi
chiederete: Cosa ha di particolare questo quadro da meritare di essere ora
citato da tanti come una chiave misterica della fede e del Potere dello Spirito
Santo? Già le innumerevoli figure più grandi del naturale ci fanno immaginare
la maestosità del dipinto, ma quello che fa pensare è il fatto che il soggetto
fu imposto al pittore e qui lui si prese una rivincita degna di un grandissimo
artista e precursore delle moderne tecniche digitali. Il punto migliore per
osservarlo è verso l’altare maggiore, ma, se non si sa cosa c’è nascosto, si
vedono solo le innumerevoli
figure, in realtà tutte queste formano un’immagine che risalta
maggiormente nelle foto, più piccola è e meglio si nota. Se concentrate la
vostra attenzione su San Benedetto e su i due fenditure di cielo al cui interno
si vedono il sole e la luna al posto loro appare una figura inquietante,
demoniaca: S. Benedetto è il naso, gli squarci di cielo sono gli occhi, S.
Pietro e S. Paolo in alto ai lati estremi sono le orecchie e i due ciuffi
centrali sono le corna. In più le figure di benedettini visti di spalle sono
delle formidabili zanne, fortunatamente non ha dipinto la bocca altrimenti
sarebbe stato ancora più impressionante. Sarebbe stato scoperto e cacciato …
probabilmente!-
- Diavolone!-esclamai, mentre tutti
cercavano di immaginare la figura io la vedevo e, cosa assai strana, vedevo
anche la bocca. Rossella stava per darmi un altro calcione , ma ci fu una
sospensione del tempo che ci portò fuori dalla Chiesa e dentro il dipinto! Ci
ritrovammo insieme dietro un muretto di pietre a vivere da dentro la scena del
trionfo.
Punto.
(Segue)
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