mercoledì 6 marzo 2013

Metti una sera a cena Religione e Scienza

Una di quelle magnifiche causalità che mettono insieme uomini di diverse culture e professionalità mi hanno dato la possibilità di partecipare ad una discussione, apparentemente accademica, sul laboratorio di movimento della terra: l’Himalaya. Un luogo che era un oceano e che è diventato montagna e che attraverso un tapis roulant che è il Gange riporta all’oceano quello che milioni di anni fa era stato per compressione e schiacciamento portato in alto con le Ammoniti. Un enorme sistema di frane che riversa milioni di metri cubi di sedimenti dentro una fenditura tra due placche che causano esplosioni vulcaniche distruttive, terremoti e tsunami. In questo immenso laboratorio terrestre si comprende che non siamo i soli viventi, anzi anche noi viviamo in un organismo vivente che chiamiamo Pianeta Terra e che distinguiamo da noi perché le sue tacche vitali, gli anni di vita, e i suoi cicli di crescita, sono relativamente agli esseri animali e vegetali più lenti. E mi sovviene quello che il fondatore della prima scuola di ecologia culturale italiana il mio amico Francesco Silvestri mi diceva sul fatto che è solo una convenzione tecnica quella che divide la Chimica in organica e inorganica. Siamo come le pietre? Forse siamo loro figli! Ma tornando a quella felicissima sera dove, intorno a una tavola ricca di dieta mediterranea, stavano insieme a noi  religiosi indù e cattolici, antropologi e geologi, le discussioni teoretiche e pratiche, piuttosto che religiose o scientifiche, riportavano alla mia mente, come una costante, un bisogno di esprimere quello che da molto tempo penso e di cui parlo sempre perché, secondo me, rappresenta un anello importante della vita che è l’equilibrio tra forme di vita, comprendevo la forte condivisione di spazio e tempo, cioè di vita, nella regola dell'ecosistema che va ben al di là di noi e del Pianeta Terra o del sistema solare, perchè è universale.
Ricordo che si parlò di Kathmandu, la capitale del Nepal il regno delle montagne himalayane, una città che sorge sui sedimenti di un vecchio lago e in cui la parola terremoto non è una parola difficile, da millenni gli abitanti di questa pianura si misurano con questa calamità e hanno costruito un modo di vivere e di essere in equilibrio con i movimenti tellurici costruendo templi con grandi fondazioni che ancora oggi spiccano sul profilo della città antica e che hanno costituito il riparo per una popolazione ancora oggi attiva e presente. La preoccupazione per i nostri amici geologi è la città nuova( capitalistico-speculativa) che abbandonando quella cultura e quella religione che pone la Terra in equilibrio vita – morte con gli altri esseri umani e non riusciva a sostenere il misurato sviluppo dell’urbe.
La considerazione, quindi, che arrivava dagli scienziati e dai religiosi è, partendo da due punti di ricerca diversi, uguale: L’equilibrio del sistema vitale dell’Universo deve essere compreso, seguito e assecondato.
Una ragione di più per credere che bisogna aver rispetto di ogni cosa che esiste e che percepiamo con il cuore e con la mente. Quello che noi chiamiamo Ecologia Culturale.
Ugo Arioti

1 commento:

  1. capita ed è una bella sera di quelle che si possono definire perfette, quando si ha la fortuna di partecipare ai post convegni intorno al tavolo della sera in cui si intrecciano tante culture e sentimenti diversi in libertà, non è frequente, ma quando anche a me è capitato ho capitalizzato immediatamente ...

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